Lo spot di bet365.it richiama alla mente scene da film di fantascienza, romanzi distopici: la faccia di Claudio Amendola proiettata sui muri della città, a cui l’attore si rivolge. O meglio: rivolto verso la telecamera, il discorso è diretto ai telespettatori, ma traspare un senso d’appartenenza da parte degli abitanti rispetto alle sue parole.
Clienti che guardano le partite nei bar, folle oceaniche di tifosi nelle piazze, professionisti in casa con lo smartphone in mano, ragazzi che passeggiano in strada ma controllano il telefono: sono loro gli abitanti che popolano le strade della città, uomini e donne. Quella di Amendola appare come una chiamata alle armi.
Con tono solenne infatti, ubiquo, arringa il pubblico: “Esiste un posto dove posso seguire lo sport in diretta, dove l’offerta di scommesse è enorme, dove il boato risuona. Per sempre”.
Ancora: “Il nostro coro, ha più di 22milioni di voci: io sono membro del più grande gruppo di scommesse sportive online al mondo”. Arriva così la chiosa finale, che conferisce ulteriore forza al messaggio pubblicitario: “Io sono membro di bet365”. Amendola insomma, in conclusione, si identifica in maniera il più possibile esplicita con il sito sponsorizzato. Sito il cui spot si chiude con il solito messaggio istituzionale: “il gioco è vietato ai minori e può causare dipendenza patologica”.
Un avvertimento che non basta: il vessillo della legalità non annulla il fatto che le scommesse siano gioco d’azzardo, così come non annulla i dati su questa patologia. A gennaio 2018 l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli rendeva pubblico uno studio secondo cui, in Italia, i giocatori spendono una media di 420 euro l’anno; si stimava inoltre che, in un anno, un maggiorenne su due giocasse almeno una volta.
Per aiutare i ludopatici, nel Paese fioriscono centri di ascolto e iniziative di vario genere. Si tratta di un vero problema sociale, aggravato dalla precarietà lavorativa che caratterizza la penisola in questi anni.
Sono molti gli esempi di famosi che si sono prestati a simili operazioni commerciali, come Totti per 10eLotto e Buffon per pokerstars.it. Personaggi dai lauti guadagni che, forti del loro successo, hanno di fatto incitato abitudini che possono portare alla rovina. La scelta di Claudio Amendola poi, appare ancor più discutibile dato che l’attore è da sempre politicamente schierato. Pochi giorni fa ad esempio, si è pronunciato sulla chiusura dei porti alle navi delle Ong.
Un attore che vuole essere vicino agli ultimi da un lato, ma il cui ruolo da testimonial per bet365 stride fortemente con la sua immagine pubblica.
Viene in mente una dichiarazione di Checco Zalone a Sette, il magazine del Corriere della Sera: “Ti fanno offerte tali che ti senti un po’ cogli*ne a rifiutare. Ma per me sarebbe uno schifo. Un tradimento. La gente ti viene a vedere, si diverte, ti vuole bene… e tu prendi la tua faccia e la metti a disposizione di un prodotto? Non si fa. E non per afflato idealistico, ma per educazione”. Figuriamoci se, oltretutto, il prodotto sono le scommesse.