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Il documentario, della durata di un’ora circa, è un colloquio tra la regista e colui che passò alla storia con il soprannome di “cacciatore di nazisti”. Il filmato è stato proiettato in anteprima anche al Parlamento Europeo e contiene materiale inedito che restituisce bene la storia di un uomo che ha improntato tutta la sua vita al desiderio di giustizia.
Wiesenthal racconta le sofferenze vissute nei lager di Auschwitz, Buchenwald e Mauthausen, da cui uscì miracolosamente vivo. Per lo sterminio nazista perse quasi 90 membri della sua famiglia. Poi, dopo la fine delle ostilità, lavorò per l’ufficio crimini di guerra degli Stati Uniti aprendo poi un suo ufficio per dedicarsi all’attività di ricerca dei responsabili degli orrendi crimini contro gli ebrei. Un attività complessa, laboriosa e non priva di ostacoli, ma che lo portò a catturare più di 1100 nazisti. “Quest’uomo ci ha lasciato una lezione di umanità“, ha commentato Inna Rogatchi, che con suo marito Michael ha avuto un lungo rapporto di amicizia con Wiesenthal, durato oltre 15 anni.
La regista conosceva bene anche la famiglia dell’uomo, instaurando un rapporto che tuttora prosegue. La Rogatchi ha realizzato in passato molti scritti sul “cacciatore di nazisti” e con lui portò a termine molti progetti importanti.
Prima della visione del film è intervenuta la presidente della Rai, Monica Maggioni, che ha sottolineato la costante attenzione dell’azienda radiotelevisiva di stato sul tema della Shoah: “La Rai costruisce il racconto e la memoria collettiva e continua a farlo tutti i giorni. La memoria deve rappresentare un codice di cultura dell’oggi“. Sull’importanza di non dimenticare quanto accaduto nei campi di concentramento e sulla necessità di rendere ciò un monito per le generazioni future hanno concentrato i loro interventi anche Vittorio Pavoncello, presidente del Maccabi Italia, e Tobia Zevi dell’associazione di cultura ebraica Hans Jonas.
Alla proiezione hanno partecipato anche il giornalista Rai Roberto Olla e Pierluigi Battista, editorialista del Corriere della Sera. “La memoria non dev’essere un archivio“, ha detto Olla, “ma bisogna farla vivere davvero e farla percepire anche ai ragazzi nelle scuole“. Pierluigi Battista si è soffermato sul protagonista del documentario: “Quando Wiesenthal cominciò la sua attività di ricerca dei criminali nazisti, il mondo voleva voltare pagina dopo gli orrori della guerra. Lui invece no, ma non per desiderio di vendetta. Nel suo lavoro, fatto di attenzione accurata ai dati in suo possesso, c’era solo la voglia di giustizia“. Presente per l’occasione in platea anche il presidente della Federcalcio Carlo Tavecchio.
L’evento si è concluso con la testimonianza di Alberto Mieli, sopravvissuto alla deportazione ad Auschwitz. Un intervento commovente, nel quale l’uomo ha raccontato la sua agghiacciante esperienza nei campi di concentramento, fatta di sofferenze, paura e soprattutto violenza gratuita senza pietà per nessuno, nemmeno per i neonati.