Abbiamo atteso il secondo appuntamento e dato al programma la possibilità di potersi riprendere dalle incertezze dell’esordio. Anche se di incertezze non dovrebbero essercene, visto che il reality è registrato.
{module Pubblicità dentro articolo}
Invece al ritorno in video, Monte Bianco-Sfida verticale ha amplificato le debolezze e si è confermato un adventure-show senza nessun fascino spettacolare. La montagna è assolutamente di contorno laddove avrebbe dovuto essere la protagonista assoluta. Le immagini che ci vengono proposte dalla regia appaiono scialbe, fugaci: nessuna cura e interesse per l’ambiente circostante. Altro che promozione della zona. Doveva essersene accorto il CAI (Comitato Alpino Italiano) quando aveva protestato contro il reality accusandolo di utilizzare la montagna a fini spettacolari, senza alcun rispetto.
Sulla scorta delle due puntate andate in onda, la contestazione del CAI risulta condivisibile.
Inoltre il cast è debole, i personaggi non sono abbastanza noti e soprattutto non hanno il dono della simpatia. Non sanno mettersi in gioco, prendono tutto troppo sul serio. Ancora: è lento lo svolgersi degli eventi, manca una qualsiasi dinamica tra le cordate in gioco e non esiste interazione tra i concorrenti. Spesso le immagini rimandano ad un brutto e mal riuscito documentario che si sofferma solo sugli sforzi dei concorrenti nel tentativo di arrampicarsi fino alla vetta. Quasi si trattase di una semplice esercitazione.
Vi si aggiunga la presenza inadeguata e inopportuna della conduttrice. Caterina Balivo, dall’alto della sua presunzione, crede di essere su una passerella ad alta quota dove sfoggiare tute da sci per la gioia dei marchi di moda. Non ha il minimo appeal nella gestione del gioco, entra nei momenti sbagliati e non rispetta nemmeno i tempi del reality. È solo un corpo estraneo al contesto in cui si trova. Non riesce a catturare l’interesse dei telespettatori neppure nelle fasi determinanti della gara, quando c’è da decretare il concorrente che deve lasciare la competizione.
Il maggiore limite della conduttrice è la sua assoluta mancanza di ironia che, invece, rappresenta, la ricchezza professionale di Costantino Della Gherardesca al timone di Pechino Express. L’ironia, la leggerezza, la battuta di spirito sono ingredienti necessari per conferire interesse e curiosità ad uno show che pure ha fruito di un grande battage pubblicitario e addirittura di due conferenze stampa, a Torino e a Milano.
Insomma un programma che, prima ancora di arrivare alla vetta del Monte Bianco, è miseramente precipitato a valle.