{module Pubblicità dentro articolo}
Consapevole di avere una vecchiaia agiata, Alberto Sordi regalò otto ettari di terra alla fondazione per costruire un centro per anziani. La fondazione sostiene anche la ricerca sulle patologie organizzando annualmente una raccolta fondi.
La scelta di Insinna è sembrata naturale, dato che il conduttore e attore è sempre stato vicino alla fondazione stessa. “ Non l’ho mai conosciuto Alberto Sordi, -racconta Insinna- ma sono cresciuto andando al cinema, quando andare al cinema significava andare a vedere lui”. E ancora: “Quando ero piccolo andavo a scuola davanti casa sua: passavo la ricreazione affacciato alla finestra, per capire se esisteva realmente, se era vero”.
“Ci ha fatto ridere troppo, e per questo l’aspetto più tragico è passato in secondo piano: va studiato”, prosegue il conduttore di Affari tuoi, “per capirne le scelte e la sua musica, ma non è imitabile. Rimane modernissimo, più degli attori americani: va studiato per capire, non per imitare, perché non fa quello che serve a lui ma alla scena.
{module Pubblicità dentro articolo}
Il documentario sarà nelle librerie, questo pomeriggio in uscita alla Feltrinelli. La durata è di circa un’ora, quasi da film
Si tratta di una storia degli italiani, vista però da un punto di vista singolare. Le immagini delle sue opere vengono unite ad alcune di reprtorio: in questo primo capitolo si arriva fino alla produzione degli anni ’60, con l’intento di poter proseguire l’excursus in futuro.
“Siamo straordinari nelle situazioni eccezionali come i terremoti o nel prestare soccorso in caso di alluvioni; nel quotidiano invece non siamo altrettanto bravi”, osserva Insinna quando gli si chiede una riflessione sul carattere degli italiani. “Vorrei che tutti i giorni ci dimostrassimo straordinari nello scegliere da chi farci amministrare, nel dare l’esempio sul lavoro”.
Essendo in uscita oggi, diverse trattative sono ancora in fieri: ciò che si auspica comunque, è il riuscire a portare il documentario nelle scuole, così da far conoscere una parte di storia italiana ai più giovani. Non solo un esempio, ma anche un’esortazione per avvicinarsi alla scrittura delle commedie, che sono tra le forme d’arte che a noi italiani riescono meglio.