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Lo speciale è stato realizzato da Fiorenza Sarzanini, cronista del Corriere della Sera che ha seguito il caso fin dalle prime battute.
Il racconto inizia il 26 novembre del 2010, quando alla stazione dei carabinieri di Ponte San Pietro, in provincia di Bergamo, arriva una telefonata: “A Brembate Di Sopra è scomparsa un’adolescente, si chiama Yara Gambirasio ed ha solo 13 anni”. Inizia così uno dei casi di cronaca nera più complessi e sconvolgenti degli ultimi anni, che ha impressionato l’opinione pubblica in cerca di giustizia. Per tre mesi la famiglia e le forze dell’ordine cercano la ragazzina con l’ausilio di tutta la popolazione, ma senza successo. Il cadavere di Yara verrà ritrovato solo tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011, a Chignolo d’Isola, in un bosco nei pressi della piccola cittadina in cui Yara abitava.
Dal primo momento si evince chiaramente che Yara è stata uccisa. Non solo, ma è stata gettata in quel bosco ancora agonizzante, e probabilmente prima di esalare l’ultimo respiro, la ragazzina deve aver sofferto moltissimo. Sugli slip e sui leggins della bimba viene trovato materiale umano organico. Dopo analisi accuratissime sul dna rinvenuto, viene annunciato che l’assassino deve essere stato Bossetti.
Per giungere a questa certezza, gli investigatori hanno prelevato il dna a migliaia di persone, e lo hanno confrontato con quello ritrovato sugli indumenti intimi di Yara. L’autrice dello speciale ha seguito il caso fin dalle prime ore della scomparsa della bimba, arrivando alla fase conclusiva del processo di primo grado, che si è tenuto il primo luglio 2016 con la condanna di Bossetti. Tutto questo excursus investigativo ma anche umano, viene ripercorso dallo speciale tappa dopo tappa, alla ricerca della verità. Una verità che è costata sei anni d’inchiesta, 60.000 pagine di atti processuali e 22.450 profili genetici raccolti dagli investigatori. Ma soprattutto una verità che è costata infinito dolore.
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Dal momento in cui Bossetti è stato arrestato, si è sempre dichiarato innocente. La moglie è stata protagonista di molti programmi televisivi, tra cui alcune puntate di Matrix, in cui ha dato la propria versione dei fatti e ha presentato il marito come un padre esemplare e un coniuge modello.
Tutto questo parò, nel febbraio scorso, si è infranto contro alcuni documenti e video trovati nel computer di Bossetti. I due avevano effettuato ricerche hard e la stessa Marita Comi (la moglie di Bossetti) aveva dovuto ammettere di aver fatto ricerche hard.
Tra le ultime parole pronunciate da Marita Comi prima della sentenza, queste hanno colpito maggiormente l’opinione pubblica: “Se sopettassi di Massimo, lo mollerei”. Era il 29 maggio scorso, e il materiale pornografico era stato già trovato.