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Noi vi avevamo già documentato la spaccatura nell’opinione pubblica napoletana procurata dalla serie di Sky e la richiesta dei magistrati partenopei che sollecitavano un messaggio positivo.
Il procuratore capo di Salerno è molto critico con quanto raccontato in tv ed ha chiaramente detto: “Lo Stato è assente nella fiction: lo spettatore deve sapere che esiste”
A proposito della serie Gomorra, Lembo ha detto che la vicenda ha una valenza esclusivamente culturale. Ed è su questo che bisogna intervenire: “In Gomorra è assente il personaggio principale: ovvero lo Stato – ha dichiarato – Il male viene commesso e consumato con naturalezza da personaggi come Savastano. È molto dannoso, da parte del pubblico, ammirare queste scene dove non compare lo Stato che, invece, nella realtà, esiste. Sul territorio salernitano c’è un’attività costante di intelligence. Riusciamo a scoprire e a neutralizzare intere organizzazioni criminali attraverso provvedimenti ristrettivi. A tal proposito – rimarca Lembo – voglio focalizzare l’attenzione sulla nostra realtà salernitana per far comprendere che, mentre nella fiction regna il male, nella realtà noi non stiamo a guardare. Nel 2015, infatti, sono state 643 le misure cautelari in carcere e 213 quelle domiciliari. Nel complesso, 508 riguardavano reati di competenza della direzione distrettuale antimafia. Nel primo trimestre del 2016, poi, abbiamo avuto ben 325 richieste di misure cautelari 110 reati competenza della Dda”.
Il sostituto procuratore alla Direzione nazionale Antimafia, Antonio Laudati, invece, ricorda le polemiche legate ad un’altra serie di qualche anno fa, “Il capo dei capi”. “Va bene che ci sia – sottolinea Laudati – la libertà di comunicazione ma ci vuole anche una corretta discussione. Spesso il pubblico non ha la maturità di valutare. Da uno studio americano condotto sui crimini commessi dagli adolescenti, si evince che un americano medio viene cresciuto dalla tv, assiste a seicento scene di violenza all’anno e a trecento stupri. Questo significa che ci si abitua se non hai un filtro a considerare la violenza lo strumento per risolvere i problemi”.
E violenza c’è anche e soprattutto nel linguaggio mafioso che per Laudati va contrastato valorizzando il protagonismo dei singoli: “Tutti i giorni – ha dichiarato – è possibile la riscoperta della legalità. La principale colpa che possiamo commettere è l’indifferenza. Abbiamo assistito ad un golpe sventato grazie a Face time, per fare un esempio. Oggi abbiamo tutti gli strumenti per contrastare questi fenomeni. Può bastare anche un telefonino. Da Borsellino è arrivato un esempio straordinario. Ne ho un legame di tipo personale ma la nostra società non può vivere sul sacrificio e sull’eroismo di pochi. Bisogna capire che lo sviluppo della legalità di un Paese non può essere affidato solo alle forze di polizia. Serve, al contrario, il protagonismo di ciascuno di noi”.