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Salentina, a differenza di altre colleghe, Dolcenera non ostenta la sua provenienza. A chi gliene chiede il motivo, chiarisce che “non voglio richiedere una partecipazione emotiva data dall’appartenenza”. Su questa affermazione, in sala piovono applausi.
Un cantautore, prosegue l’artista, deve scrivere mano a mano che vive: “non si può fossilizzare su un modulo che funziona e poi ripeterlo”. Da un cantautore bisogna pretendere un’evoluzione: non può rimanere fermo sempre allo stesso punto, deve cercare di spingersi sempre oltre.
Scrivere da sola le proprie canzoni le ha consentito una certa autonomia creativa, cercando ogni volta di reinventarsi. Il blues, dice, è sempre nelle sue corde, solo che alcune volte è più camuffato, mentre in alcuni periodo diventa più evidente.
Durante il terzo appuntamento del Festival, Dolcenera si esibirà con Amore disperato. Perché ha scelto un pezzo di Nada? In realtà, svela, è stato Carlo Conti a convincerla: essendo lei una donna con un’anima blues, le ha chiesto di portare un brano che regalasse un momento di leggerezza. Le prime perplessità hanno riguardato la natura punk di Amore disperato, lontana dalle sue corde.
Però Dolcenera si è comunque messa al lavoro in studio per provare il brano, perché “se non gli dai una veste nuova, allora fai pianobar”. Anche qui, arrivano applausi. Partendo da un pezzo punk dunque, il tentativo è stato quello di contaminarlo con la dance: alla fine invece, è diventato dubstep.
Riguardo infine l’osservazione mossale ieri al Dopo Festival, secondo cui alcune note di Ora o mai più somiglierebbero ad una canzone già nota, la ragazza chiarisce di non essere d’accordo ma, soprattutto, di esserai inzialmente stranita perché l’audio di villa Ormond era pessimo, e non le faceva capire bene cosa le stessero dicendo.
Sanremo 2016: la conferenza stampa di Dolcenera
11 Febbraio 2016
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