Quarto giudice della serata è Rocco Tanica, introdotto dall’apposita clip.
Aprono la puntata le Palla e Chiatta, coppia al femminile. Iscritte alla palestra di Viale “lonza”, le due raccontano di essere come tutti gli italiani, che entrano solo per postare il selfie e poi entrare in doccia. Tanica trova l’assenza di battute, e consiglia loro di farsi aiutare con i testi. Viene notata anche un’assenza di differenziazione tra le due, che però non viene ritenuta necessaria, o perlomeno diventa secondaria rispetto ai testi da rivedere. Ruffini dice si, appoggiato da Tanica.
Il secondo in scaletta è Fulvio Fuina. Porta in scena un monologo sui suoi condomini, riservando battute che arrivano lentamente. Abatantuono ne apprezza l’eleganza, perché non è mai esplosa la vera risata ma c’è stata una buona media; Tanica apprezza la “flemma”, e osserva che Fuina abbia bisogno di più tempo e, soprattutto, battute più fulminanti. Per Ruffini, a questo punto della gara, bisogna pretendere più coraggio; anche la Lucarelli non è convinta. Il conorrente accede al giudizio finale grazie ad Abatantuono e Tanica.
Dopo la pubblicità, la puntata riparte con Vincezo Di Stefano. Come la prima volta, è ancora una moviola umana che mima quanto dice la voce della cronaca fuori campo. No all’unanimità dei giudici.
Si prosegue con Marina Vitolo. Sembra di rivedere Sconsolata: il testo si limita a storpiare titoli di canzoni. In generale, non si comprendono bene i passaggi del pezzo, come sottolineano i giudici. Tanica le suggerisce di provare a raccontare piccole storie. Per lei è no.
Enrico Balsamo è un ventriloquo, ma non ha con sé nessun pupazzo. Naturalmente il virtuosismo non sfugge ai giudici; intorno alla capacità però, evidenzia Abatantuono, occorre costruire un testo. Tre si, con il consiglio di lavorare sui testi.
Tocca ora a Sinisi e Bugatti. I due sono in attesa alla fermata dell’autobus, e uno di loro finisce per farsi dare soldi all’altro, affinché lo accompagni dall’altra parte della strada. Lo scambio tra i due ricorda molto Ale e Franz, buono il ritmo. Tre si.
Stefania Pellegrino è insegnante di una classe multietnica in cui si lavora per l’integrazione, ma degli unici tre alunni italiani. La comica gioca con gli stereotipi legati alle varie nazioni, inclusi quelli regionali del nostro paese: il bambino genovese, per esempio, è sempre a maniche corte. Passa alla fase successiva, però alcune battute sono troppo scontate.
Davide D’Urso è un monologhista giovanissimo: racconta i suoi 18 anni appena compiuti, dall’acquisto di preservativi in farmacia alla patente. Convince tutti, in quanto raramente si vede un enfant prodige della comicità con tanta sicurezza sul palco: il suggerimento che gli viene dato, è proprio quello di continuare a parlare delle tematiche legate alla sua età.
Francesca Di Cataldo è ancora una volta la pazza ricoverata a causa della dipendenza da social: “vedo la gente taggata”. Tanica le fa promettere di ripresentarsi con un pezzo completamente nuovo, poi le dà il si che le consente di passare.
La puntata va avanti con Matteo Colucci. Il pezzo parte dalla questione delle mutande che danno fastidio nei momenti meno opportuni per poi passare alle madri che si preoccupano sempre che i figli abbiano le mutande pulite, in caso accada qualcosa. Passa, nonostante non sfugga il suo modo di caricare eccessivamente con la gestualità e la mimica.
Luisanna Vespa è Ida la suicida. La ragazza vuole morire, ma non riesce a suicidarsi perché ogni tentativo fallisce. Testo debole, non scatta la battuta. Per la prima volta la Lucarelli è davvero dispiaciuta nel dire no: Luisanna non ce la fa.
Secondo Nino Taranto, le donna vincono sempre: perché loro non danno risposte alle domande, fanno altre domande. Comincia la disanima sulle differenze tra uomini e donne, che tutto vedono e sanno: per la prima volta nel corso della serata, il pubblico applaude rumorosamente. Per Abatantuono sono temi tradizionali usati bene, “eccezionale” per Ruffini. Conquista tre si; essendo “solido”, Tanica gli prospetta l’ipotesi di inserire nel pezzo qualcosa che spiazzi il pubblico con una riflessione seria.
Yurij Mascherpa è un personaggio senza un testo: per Abatantuono la prima volta c’era un nonsense studiato, mentre ora no. Ruffini invece, ha capito che nella “follia” non c’è alcun tipo di consapevolezza. Dicono si la Lucarelli, che vuole capire fin dove può arrivare, e Tanica.
Roberto Lipari dice di fare il comico perché la vita gli dà risposte assurde. Il monologo spazia tra vari argomenti, toccando la rivalità che caratterizza il paese, motivo per cui Gesù non è nato in Italia o il processo sarebbe durato anni. Anche lui viene applaudito dal pubblico. Si complimentano tutti senza risparmiarsi: ovviamente è si.
Enrico Luparia è Tony Tormento: nonostante il personaggio, l’innesto si regge quasi esclusivamente sulle battute, che vengono proposte in sequenza. Va al giudizio finale con tre si.
Chiude la serata la coppia di Ghetti e Baldieri. I due si presentano per l’ipotetico sito coppieaperte.com, e lei sembra costringere lui alle più svariate esperienze sessuali. Sono tre si anche per loro.
Concluse le esibizioni, è ora che i giurati esprimano il proprio voto per ciascun concorrente. Questi i nomi di chi accede alla finale: Nino Taranto, Ghetti e Baldieri, Roberto Lipari, Sinisi e Bugatti ed Enrico Luparia. Riguardo quest’ultimo si crea un piccolo dibattito: ex aequo con Mascherpa, il pubblico fischia la Lucarelli che preferisce quest’ultimo, appoggiata da Tanica e osteggiata fortemente da Ruffini. L’ultima parola spetta al residente di giuria Abatantuono, che premia Luparia.
Infine, Rocco Tanica ripesca il bravo Davide D’Urso, a cui Abatantuono aveva ingiustamente dato 4.
I sei concorrenti si aggiungono quindi ai selezionati della prima finale e a quelli della seconda.