Parliamo di questo nuovo spettacolo e del personaggio che interpreta
“Questa volta l’atmosfera è completamente diversa da Il giorno della civetta, dove interpretavo il capitano Bellodi. La vicenda si svolge sempre in Sicilia nel 1964, in estate. Il farmacista Manno riceve una lettera minatoria e pensando che si tratti di un brutto scherzo, non ci bada. Però dopo qualche giorno viene ucciso in una battuta di caccia insieme ad un suo amico, il dottor Roscio, e uno dei suoi cani. Il prof. Laurana, da me interpretato, è un uomo mite votato alla lettura e agli studi che decide di sfidare il sistema e di indagare da solo sull’omicidio. Laurana non si arrende alla versione ufficiale di delitto passionale”.
Che personaggio è, dunque, Laurana?
“E’ un personaggio che si troverà ad essere involontariamente protagonista di verità molto scomode. Ha varie sfaccettature: vive ancora con sua madre, ha difficoltà ad avere rapporti con l’altro sesso, anche lui, come tutti i personaggi della commedia, è negativo e rimarrà vittima di qualcosa più grande di lui. Però mi piace, mi stimola perché è un personaggio diverso e distante dall’eroe classico. Di lui amo la caparbietà che è anche la mia ”.
Perché Leonardo Sciascia, famoso 50 anni fa, ancora oggi è così attuale?
“E’ attuale perché ha precorso i tempi. Fare oggi un testo di Sciascia significa riflettere anche sull’Italia attuale. Non credo che sia poi così cambiata, nei suoi sistemi di potere e di corruzione. Tutto quello che disse e scrisse Sciascia nei suoi romanzi 50 anni fa viene fuori oggi in maniera netta e palese. Questo adattamento rende spettacolare un testo letterario”.
Ormai il suo nome è un’icona popolare. Cosa consiglierebbe ad un ragazzo che voglia intraprendere la professione di attore?
“Intanto con i nostri spettacoli facciamo molti incontri con le scuole. Anche con A ciascuno il suo faremo qui al Parioli dei matinèe. L’incontro con i giovani è molto gratificante. Bisogna che si avvicinino alla cultura, per avere una cultura. Non si vive, però, di sola cultura, ma si vive meglio con la cultura perché rafforza l’animo. Bisogna creare interesse, stimolare, dare scossoni. In qualche modo farli sentire considerati: è questo che oggi manca ai ragazzi. A chi voglia intraprendere la professione d’attore, dico di impegnarsi fortemente, di credere, ma soprattutto non accettare i facili ed immediati guadagni. E di studiare. La vita di oggi per i giovani è più complessa, anche se apparentemente sembra che abbiano la pappa pronta, ma non è così”.
Nella sua personalità traspare il gene del difensore. Anche Laurana cerca di sfidare il sistema. E’ così anche nella vita reale?
“Nella vita reale se devo difendere qualcuno o difendermi lo faccio. Oggi, purtroppo, il potere è visto sotto l’ottica dello sfruttamento. Mentre invece dovrebbe servire a sostenere quelli più deboli o che ne hanno di meno. Sono orgoglioso di aver interpretato la figura del Commissario Giovanni Palatucci, che durante la seconda guerra mondiale nella città di Fiume salvò circa 5000 ebrei. Una figura dimenticata dal grande pubblico, nonostante la sua morte da eroe. Anche nell’altro personaggio da me interpretato in Un caso di coscienza, l’avv. Tasca, mi affascina la forza, la determinazione, la sua umanità, considerando che ha fatto un bel percorso di cambiamento interiore in quanto mentre all’inizio lavorava per clienti molto facoltosi ed era una persona cinica, ora fa il suo mestiere con molta più coscienza aiutando chi ha davvero bisogno. Sono cresciuto e maturato con questi personaggi che hanno cambiato anche me”.
Da qualche anno la sua professione è dedicata principalmente al teatro. Le ragioni di questa scelta?
“Non ho mai abbandonato il teatro che resta il mio primo amore, ‘o primmo ammore non se scorda mai’. C’è forse stato un periodo nel quale essendo più impegnato in televisione ho fatto meno teatro. Sono contento di aver ricominciato a calcare le scene, perché il teatro è il luogo in assoluto dove ritrovo libertà totale di comunicazione. Lo spettatore viene a teatro ad ascoltarci, qui la parola ha veramente un peso, un altro significato”.
Ciò vuol dire che l’attore in tv è meno libero di comunicare?
“Certamente. L’attore in tv è imbrigliato in una staticità, in una fisicità molte volte non sua. In teatro si possono creare figure diverse, per esempio ho fatto in uno spettacolo anche il comico, cosa che non potrei fare in tv”.
Parlando di tv, poco tempo fa è terminata su Raiuno la quinta serie della fiction, Un caso di coscienza. Visto il successo è inevitabile che ci sarà una sesta serie. Il pubblico ama troppo il suo personaggio, l’avv. Tasca. Ci sarà?
“Anche se ne vale la pena, la fiction è molto seguita, ancora ad oggi non ho l’ufficialità della cosa. Lo saprò tra qualche mese, nel frattempo mi sto organizzando”.
Nel suo futuro c’è ancora teatro?
“Sì. Dopo Roma, porteremo A ciascuno il suo in tutta Italia. A marzo sarò di nuovo a Roma con una divertente commedia al Teatro Golden, dove per la regia di Gigi Proietti metteremo in scena Remember me”.