Le “missioni” di questa puntata sono state di Paola Barale ed Emanuele Filiberto in Congo, Cesare Boccia e Lorena Bianchetti in Ecuador, Michele Cucuzza e Barbara De Rossi in Sud Sudan. Dopo le polemiche della prima puntata, Rai1 ci ha riprovato.
Il sottotitolo della trasmissione è stato “il mondo che il mondo non vuole vedere”. Il primo servizio con Emanuele Filiberto e la Barale è iniziato alle 21,17 e si è concluso alle 22,19. Naturalmente senza pubblicità. Si inizia con i due inviati che arrivano all’areoporto di Duruma nel Nord Est del Congo. Da qui raggiungono un villaggio abbastanza organizzato in cui sono rifugiate le vittime della potente organizzazione di ribelli LRA. In particolare vengono accolti i bambini che scappano dalla guerriglia e donne stuprate, sempre dai guerriglieri. I due inviati vengono accompagnati nelle loro capanne. Emanuele Filiberto sottolinea di non temere le condzioni disagiate. Come primo atto i due italiani incontrano i capi del villaggio per capire quali sono le loro necessità più urgenti. Poi i due si separano: la Barale aiuta a preparare il cibo insieme alle donne che hanno subito violenza. Mentre Emanuele Filiberto dà una mano per la ricostruzione di una scuola.
I due sono apparsi assolutamente inadatti al ruolo: l’uno nel tentativo di fare il muratore, l’altra nelle cucine, davano la sensazione di partecipare a scene costruite su un set cionematografico. Per di più la Barale cambiava occhiali in continuazione ed era vestita con mise non adatte al luogo. E’ come se avessimo visto un documentario sulle vita delle popolazioni locali. Il contributo dei Vip è apparso inesistente.
Unico momento significaativo la confessione racconta da Emanuele Filiberto, di un soldato bambino che, durante la guerra, era statoi costretto ad uccidere sette persone. Il piccolo, ogni sera prega e chiede perdono per questi delitti.
Si va in studio: qui Cucuzza e la Jebreal raccolgono le testimonianze degli ospiti. Celladin sottolinea l’importaza dei Vip che, con la loro presenza, hanno portato all’attenzione del gramde pubblico, problemi che altrimenti sarebbero rimasti sconosciuti. Anche Don Mazzii ha riconosciuto la validità della scelta Rai di inviare personaggi famosi, scelta sulla quale aveva però nutrito perplessità iniziali.
Entrano il calciatore della Juventus Chellini e del Torino Barusso: fanno un piccolo intervento contro il razzismo.
Inizia il secondo servizio con Cesare Bocci e Lorena Bianchetti che sono stati in Ecuador. Hanno documentato il dramma di 50 mila rifugiati che vengono dalla vicina Colombia dove è in atto una feroce guerriglia. I due giungono in un piccolo villaggio dove il parroco,padre Hernan, parla dei narcotrafficanti che “comparno” i giovanissimi da reclutare nel traffico delle armi e della droga.
Lorena Bianchetti è apparsa molto più compenetrata nella realtà drammatica e lo ha dimostrato con un abbigliamento sobrio e con un linguaggio appropriato. I duue inviati visitano una comunità dove si cerca l’integrazione tra gli ecuadoriani e i rifugiati colobiani che arrivano. Bocci aiuta a zappare la terra, un lavoro che faceva da ragazzo, quando aiutava il padre nei campi. L’attore sottolinea che, nonostante tutto, c’è un’atmosfera gratificante per stimolare la collaborazione reciproca.
Terribile la testimonianza che raccoglie da un rifugiato: l’uomo racconta di uomini tagliati a metà con la motosega dai guerriglieri che, in una sola notte ne hanno ucciso più di settecento.
Commoventi le testimonianze di donne che hanno subito violenze. Quando si torna in studio Don Mazzi sottolinea quanto sia importante il messaggio di fratellanza di Papa Francesco che conosce bene le realtà dell’America latina.
A questo punto c’è la testimonianza in studio di un giovane afgano venuto in Italia. Racconta di essere fuggito perchè perseguitato. Adesso vive a Bologna dove ha aperto una pizzeria con il nome originale di Kabul-onia. Ha detto che dopo dieci anni è riuscito a tornare in Afganistan dove ha ritrovato la sua famiglia.
La terza missione, con la De Rossi e Cucuzza, si è svolta in Sud Sudan. Per molti aspetti ha affrontato gli stessi problemi di Emanuele Filiberto e della Barale. In Sud Sudan ci sono 250 mila rifugiati e c’è lo stesso dramma dei bambini soldato. I compiti assegnati ai due italiani sono: Barbara De Rossi deve insegnare le regole dell’igiene ad un gruppo di persone, mostrando come si lavano le mani e come si utilizzano i rudimentali servizi igienici. Ci viene mostrata la dura realtà di bambini che muoiono solo per la dissenteria che si potrebbe curare facilmente. Cucuzza collabora alla costruzione di un tukul per un rifugiato che davvero non ha niente. Il conduttore ha fatto il possibile per riuscire in un’impresa alla quale mai avrebbe pensato.
Si torna in studio con le ultime dichiarazioni degli inviati e degli ospiti. Finisce così la seconda puntata di Mission.