Gli autori erano Antonio Amurri e Maurizio Jurgens, gli stessi che inventarono per la radio negli anni ’60 il famoso Gran Varietà, le coreografie erano di Gino Landi, le musiche di Franco Pisano e la regia di Eros Macchi. La trasmissione si basava sulle vicende di un menage di una coppia di sposi e presentava l’evoluzione del rapporto dal primo incontro al fidanzamento e al matrimonio e poi alla vita a due e ai classici conflitti amorosi. Ad affiancare Delia Scala e Lando Buzzanca, Clelia Matania, nel ruolo della suocera superba e Paola Borboni, nei panni della madre dello sposo, spalleggiavano i propri figli, alimentando la comicità degli sketch. Il programma era un misto tra una moderna sitcom ed il varietà e presentava monologhi, scenette comiche, musiche e balletti. In ogni puntata interveniva una coppia di attori famosi.
All’epoca, la protagonista femminile Delia Scala era già molto nota ed apprezzata dal pubblico televisivo (era stata protagonista nel 1968 del varietà Delia Scala Story), ma anche da quello teatrale, dove era stata protagonista di molte commedie musicali della premiata Ditta Garinei & Giovannini (come non ricordare Rinaldo in campo nel 1961 accanto a Domenico Modugno, e poi Giove in doppio petto, Buonanotte Bettina, L’adorabile Giulio, Il giorno della tartaruga, My Fair Lady); per Lando Buzzanca invece la trasmissione, nella quale mise in evidenza tutte le sue qualità comiche, si rivelò un grande trampolino di lancio soprattutto nel cinema, consentendogli di uscire da quel cliché da caratterista nel quale era utilizzato in quegli anni.
In Signore e signora passò alla storia la sua battuta “Mi vien che ridere”, ripetuta spesso nel programma, diventando un vero e proprio tormentone ripetuto dal pubblico per anni. In questa trasmissione venne inventato un altro personaggio, il burino Buzzango, che l’attore riproporrà con successo nella trasmissione radiofonica Gran Varietà.
Le sette puntate di Signore e signora registrarono un ascolto medio di 19 milioni di telespettatori, guadagnandosi un posto d’onore nella classifica dei programmi più visti dagli italiani nel 1970. La sigla finale, molto orecchiabile, era L’amore non è bello se non è litigarello, cantata da Jimmy Fontana, recentemente scomparso.