Si voleva rilanciare la casa da gioco, per rivaleggiare con la vicina Montecarlo e soddisfare quella elite di ospiti che cominciava ad arrivare e affollava il Casinò,gli Hotel di gran lusso strutture alberghiere d’eccellenza, campi da Golf, Open di Tennis , concorsi ippici, convegni scientifici, mostre, concerti della Sinfonica Sanremese, martedì letterari , teatro e con il supporto naturale del clima temperato della Riviera dei Fiori, le autorità locali e la forte Associazione Albergatori, ebbero buon gioco a tenere ancorato per lunghi anni su quel pezzo di terra baciato dal sole, il più ricco mercato del turismo internazionale che ci veniva invidiato da buona parte del mondo.
Purtroppo quella stagione dorata è finita da parecchio e con la decadenza morale , la vergogna di una politica corrotta e di corruttori ,che ci stiamo portando dietro da oltre 20 anni, nel bel mezzo di una crisi epocale,la maggioranza degli storici alberghi di lusso ha chiuso i battenti. Resistono a malapena un paio e il degrado in questa magnifica e vivace città si sente, si vede e perfino la famosa floricultura di pregio coltivata a terrazza sulla città marina, ne ha risentito e ha danneggiato pesantemente una fra le principali risorse dell’economia generale.
Solo il Festival è il miracolato. Quella idea geniale lunga 64 anni, malgrado periodi di magra e di navigazione agitata, è riuscito a limitare i danni e a non farsi condizionare, a vivere alla grande per 64 lunghi anni e a primeggiare come il massimo evento della nostra televisione, scandendo in musica la storia e il costume del nostro paese. Anche quest’anno la messa cantata della RAI è stata fissata dal 18 al 22 febbraio , alla guida il vincente Fabio Fazio con la fedele imprevedibile Luciana Litizzetto.
Quel Festival del ’51, nato come semplice diversivo fu veramente una magia di Pier Busseti, un uomo intelligente, un esperto di turismo, di pubblicità, un cammeo in quegli anni. Nel 1949 prese in gestione il Casinò che aveva bisogno di essere rilanciato. La nostra musica passava un bruttissimo periodo, resisteva la melodia napoletana che i nostri immigrati portavano nel mondo. Ancora nel 1950 furoreggiava anche da noi un’ immensa Edith Piaf e ”Le sue foglie morte”, un po’ di samba dal Sud America, ma soprattutto da oltre Oceano arrivò il primo swing, le prime note jazz portate a bordo delle jeep americane, che nel giugno del 1944 liberarono Roma. Quella guerra si concluse drammaticamente nel 1945.
Roma, era disastrata, un città in ginocchio, interi quartieri distrutti, raso al suolo San Lorenzo dalle bombe micidiali che notte e giorno buttavano a grappoli le fortezze volanti dei liberatori, i tedeschi e i pochi ancora facinorosi fascisti erano stati cacciati, ma lasciarono orrore, barbarie, morte, lutti e miserie. La città era affamata, angosciata dalle sirene che annunciavano attacchi aerei , mortificata, umiliata, ferita mortalmente da una guerra perduta drammaticamente, voluta dall’avidità di potere di un folle sconsiderato, un dittatore energumeno, un pazzoide presuntuoso e arrogante.
Nel 1951 quando nacque quel primo Festival, noi ginnasiali e liceali, già dal 1944 ’45, pieni di entusiasmo,volevamo cambiare il mondo ma non ci si riusci,’ neanche anni dopo, nel ’68. Quel grande sogno non si avverò, ma ci ha fatto vivere, sognare. Le note della leggendaria musica americana, l’avevamo metabolizzata, andavamo ad esaltarci la mattina alle 10 al cinema Splendore , ora non c’è più , al Tritone di fronte al il Messaggero.I più audaci di noi segavano le aule scolastiche, già le prime ragazzine sveglie ci seguivano e ci fiondavamo in quel cinema. A suonare un giovane preparato e appassionato maestro di 22 anni Piero Morgan, in realtà Piero Piccioni, poi autore famoso di colonne sonore di quasi tutti film di successo di Alberto Sordi .
Piero Morgan in quei primi anni formò una band la 013, era il 1944, lui era già un raffinato cultore di jazz, a 13 anni componeva , direttore d’orchestra, arrangiatore , suonava il pianoforte e l’organo, con lui 18 scatenati giovani, fiati, trombe, tromboni, sax, clarino , un paio di violini, chitarra, un contrabbasso e un virtuoso batterista Paolo Tagliaferri, Max Cattaneo al sax alto, al pianoforte il primo crooner italiano Bruno Martino, quello de “La chiamano Estate”, Gianni Vallone tromba, Stelio Subelli tromba, conoscemmo e amammo così il clarino di Benny Goodman, la tromba di Henry James,Cole Porter e la sua” Night and Day”,Nat king Cole con “Smile”, “Unforgettable”, “Smoke Gets in Your Eyes,”Glen Miller, il primo “Buchi” “In The Mood”,” Moonlight Serenade”, ”Sun Valley”, quel mitico “What a wonderful Word”, colonna sonora di Satchmo , Louis Armstrong , che è stato certamente il più popolare cantante e trombettista jazz di allora con quella musica, quel blues che fu il fenomeno del ‘9oo, nacque e arrivava dalla Louisiana, New Orleans. Satchmo raggiunse la grande popolarità da noi ,proprio per merito del Festival del 1968, che restò fino al 1977 al Salone delle Feste. Quel ’68 fu segnato in maniera inesorabile dalla rivoluzione culturale di protesta della gioventù studentesca , insieme a quella della classe operaia, che ebbe l’apoteosi il 24 febbraio dello stesso anno nella capitale .
Appena pochi giorni prima, dall’uno al tre febbraio, Satchmo trionfò con quel “Mi va di cantare “ di Vincenzo Buonassisi, un giornalista noto del Corriere della Sera e Aldo Valleroni, de La Nazione di Firenze, anche lui un famoso autore di canzoni , un vero cultore della musica, alcuni anni prima a La Capannina di Viareggio, un notissimo locale alla moda della Versiglia , inventò il primo Festival della Canzone, che durò appena due anni , i tempi non erano ancora maturi e mancò in particolare il supporto della comunicazione.
Quel brano di Valleroni “Mi va di cantare”, divenne popolare e ebbe un risvolto curioso e simpatico. In quel festival, il primo presentato da Pippo Baudo, che dimostrò subito che ci sapeva fare, il conduttore tolse con prontezza la tromba ad Armstrong che continuava imperterrito a suonare, non sapendo di trovarsi in un festival con un regolamento da rispettare . A Baudo vanno il record delle conduzioni e direzione artistica di alcune edizioni: ha amato e portato la kermesse al grande successo.
Quest’anno a Pippo, al Teatro Ariston dove è stato vincente per 13 Festival, record assoluto, verrà assegnata una targa come il “Numero Uno” in assoluto. Baudo è stato anche al centro di uno sgarbo subito ad opera dei vertici della Rai. In un Porta a Porta, in occasione della ricorrenza dei 60 anni della nostra televisione, Bruno Vespa non lo ha invitato, rancoroso per una lite avuta in un programma passato e mal riuscito e che avrebbe dovuto solennizzare i 150 anni dell’ Unità d’Italia. Una rivalità palese fra le due teste di serie che la sensibilità dei vertici Rai avrebbe dovuto evitare, non mettere a confronto, se mai ad ognuno il suo .
Risentimenti personali e astiosi dovevano essere bypassati. Pippo Baudo è stato negli anni un punto fermo e fondamentale di riferimento della nostra Tv. Non interessano le ragioni della contesa. Ma è sbalorditivo non averlo invitato, un abbaglio considerevole vista poi la presenza di qualche ospite di troppo . Vespa con tutti i suoi meriti professionali non rappresenta la tv italiana, è uno dei tanti e la Rai non doveva cancellare così la storia del nostro più famoso uomo di spettacolo, un serio appassionato professionista . In queste ricorrenze storiche i rancori personali vanno accantonati. Il 60 anni della tv potevano rappresentare una pacifica conciliazione, una ghiotta occassione svanita.
Pippo, non è un angelo e avrà i suoi torti, ma non meritava un affronto simile, si rifaccia l’anima con il ricordo delle innumerevoli trasmissioni di successo condotte e organizzate e con il merito di aver lanciato decine di giovani a lui grati, che poi sono diventati popolari e famosi nel nostro panorama televisivo.
Onore a Pippo, dunque a quella idea semplice, ma geniale del 1951, un Festival voluto da Pier Busseti, con la collaborazione importante intelligente dell’allora geniale direttore artistico, il maestro Razzi dell’EIAR, così si chiamava la RAI, che promozionò quella rassegna canora con la radio che aveva se ricordiamo bene un solo canale .
Arrivederci al prossimo post per la seconda parte.
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