La particolarità del programma è che, per la prima volta, viene documentato l’impiego di sei ragazzi down in un grande albergo romano nel quale lavorano in differenti settori. Noi vi avevamo già ampiamente anticipato lo spirito dell’appuntamento realizzato in collaborazione con il Segretariato Sociale della Rai e con l’Associazione Italiana Persone Down.
La coordiinatrice dell’Associazione, ribadisce: “Non chiamateli eterni bambini ma adulti semplici.” Il riferimento è ai sei protagonisti del programma adattato in Italia da Claudio Canepari che Raitre propore il lunedì in sei puntate complessive.
Nicolas, Martina, Benedetta, Livia, Emanuele e Edoardo sono i sei giovani ed hanno tra i 20 e i 31 anni. Sono tutti di Roma e dintorni. Ad accomunarli erroneamente, nell’immaginario di molti, e’ lo ‘status’ di persone down che loro, giustamente, non riconoscono. Si definiscono, infatti “persone” come dovrebbero essere considerate. Infatti, ad unirli è il coraggio, la vivacità. l’ottimismo, la voglia di riuscire nella vita e di affermare i propri diritti ad avere un lavoro per potersi mantenere e, almeno per un paio di loro, anche per sposarsi.
Adesso,a fornire loro una possibilità e’ proprio il programma ‘Hotel 6 stelle’: i ragazzi sono stati selezionati per uno stage formativo nell’hotel Melia. Ognuno ha seguito il corso per la mansione più adatta alle proprie capacita’ (cameriera ai piani, aiuto cuoco, manutenzione come elettricista) e ciascuno è stato affiancato da un tutor. I risultati vengono mostrati nelle sei puntate di ‘Hotel 6 stelle’ ma i ragazzi un primo passo lo hanno già fatto: sono entrati anche se soltanto per un periodo limitato nel mondo del lavoro. Ma hanno gettato le basi per una continuità occupazionale.
“Ho fatto un percorso e ora vorrei fare un corteo per dire, alzando la voce, che anche noi vogliamo un lavoro” dice Martina, che ha 31 anni e si considera ‘una persona, non una persona down”. La responsabile dell’Associazione Italiana Persone Dowon, continua: “La nostra aspettativa e’ che molti datori di lavoro vedano questo programma. E’ vero, loro sono persone prima che persone down e il lavoro gli da’ maggiore dignità e maggiore identità. Uno può non essere capace a fare una cosa ma a farne tante altre. L’importante e’ che si incontrino domanda e offerta”.
Il direttore dell’albergo Palmiro Noschese conferma: “Tutto dipende dalle opportunità che si creano ma noi facciamo sempre formazioni per i giovani. Speriamo di poter far lavorare i ragazzi da noi ma quello che ci sembra importante e’ lanciare un messaggio perchè quello che oggi e’ un obbligo di legge ogni venti dipendenti diventi semplicemente un incontro tra domanda e offerta”.
Sulla valenza di “Hotel 6 Stelle” si esprime anche il viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Cecilia Guerra che, fugati i timori di un approccio paternalistico e sdolcinato” osserva che ‘Hotel 6 stelle’ e’ “una trasmissione in cui vengono raccontate le emozioni di persone che hanno diritto di uscire da una categoria. La diversità e’ un arricchimento per tutti, ognuno porta a casa qualcosa”. Soddisfatto il direttore di Raitre Andrea Vianello che anticipa: “Nei titoli di cosa manderemo un invito a contattarci da parte delle aziende disponibili ad assumere ragazzi come i nostri protagonisti”.