Lei è arrivata a Napoli giovanissima. Come ha vissuto l’impatto con la realtà del Sud a lei allora del tutto sconosciuta?
I primi tempi sono stati difficili. La popolarità per me è stata un vero trauma, perchè, caratterialmente noi siamo meno espansivi e più chiusi. Presto, però, ho imparato ad entrare nella mentalità partenopea ed è stato amore totale. Mi sono innamorata di ogni aspetto della città e degli abitanti. Ammiro profondamente l’apertura mentale, la generosità, le emozioni che un intero popolo sa trasmettere con gesti semplici dettati dal cuore.
Lei però vive una condizione privilegiata. E’ Viola Bruni di Un posto al sole e i napoletani sono legatissimi alla loro serie tv.
E’ vero. E mi accadono fatti che mai potrebbero avvenire in un’altra città. Ad esempio le premure che mi dimostrano tutti gli esercenti quando faccio la spesa, la disponibilità nei miei confronti, persino del mio medico che talvolta, mi riceve fuori orari di studio, perchè io sono impegnata sul set. Questo dipende anche dalla constatazione che la donna, al Sud, è ancora molto coccolata, soprattutto se è in difficoltà si crea una vera e propria rete di solidarietà per aiutarla.
E’ stato difficile calarsi nel personaggio di Viola Bruni?
Il fascino di questa esperienza professionale è che Viola è cresciuta con me. Io sono entrata nel cast all’età di 18 anni: ne sono trascorsi 13 e insieme abbiamo realizzato un percorso reale e artistico di grande spessore.
Quanto di Viola c’è in lei?
Siamo due personalità del tutto differenti ma ci compensiamo. La vita di Viola è serena e tranquilla, la mia è molto più movimentata. Viola ha già provato la convivenza ed è tornata con i genitori. Io vivo da sola dall’età di 18 anni e mi mancano le figure paterna e materna anche se i miei sono molto orgogliosi di me e mi seguono a distanza. Io mi sono evoluta in maniera più veloce rispetto a Viola che ammiro per la sua personalità e la maniera con cui affronta la vita.
Lei è laureata in Scienze dell’Educazione. Come mai un tale indirizzo universitario?
Ho scelto una laurea che mi desse una formazione educativa e mi consentisse di affrontare con consapevolezza sia la maternità, sia l’approccio con i bambini in generale, dato che sono impegnata in missioni umanitarie.
Qual è il suo ruolo, in particolare?
Io e Patrizio Rispo siamo testimonial dell’Associazione CBM Italia Onlus, (Christian Blind Mission) fondata nel 1902. E’ un’associazione laica di solidarietà per la quale compiamo viaggi in luoghi in cui c’è bisogno di aiuto. Il fine è combattere la cecità e ogni forma di disabilità nei paesi poveri. Di solito questi viaggi si concentrano nel mese di agosto quando il set di Un posto al sole si ferma per ferie.
Recitare è stata la sua aspirazione fin da bambina?
Non ho mai studiato recitazione. La mia carriera è iniziata quasi per gioco, grazie ad alcune pubblicità. Dopo, sono stata chiamata per un provino: Roberto Squizzato stava realizzando i casting per Atlantis, serie andata in onda su Rai1. Era il 2000. Fui presa perchè il regista apprezzò la mia spontaneità. Io mi immedesimo sempre nei ruoli che interpreto, vivo le sensazioni dei personaggi rendendole mie e reagendo alla mia maniera. Non c’è tecnica nel mio modo di recitare.
E’ vero che sta per esordire in un ruolo comico?
Mi sto preparando per lo spettacolo teatrale dal titolo “Come sopravvivere ai lavori in casa” con la regia di Paolo Migone, uno dei più interessanti comici di Zelig. Per la prima volta mi calo in un ruolo ironico, da commedia. Una scuola fatta proprio sul set di Un posto al sole in cui le situazioni leggere da commedia, si alternano a quelle più serie, proprio come accade nella vita reale. Data del debutto: il 29 aprile al Giffoni Film Festival. Dopo cinque date al teatro Diana di Napoli, dall’1 al 4 maggio, è allo studio anche un tour nei teatri italiani.
Una sua grande passione?
Viaggiare. Consente la conoscenza di realtà differenti ma soprattutto di persone con le quali poter interagire positivamente. Per me ogni persona conosciuta rappresenta un potenziale personaggio da interpretare.