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Il vostro percorso televisivo e artistico è iniziato a Io canto, anche se da solisti. Che ricordo avete di quell’esperienza?
Enrico: I ricordi che restano maggiormente sono quelli vissuti sul palcoscenico, perché lì è accaduto di tutto: abbiamo cantato in 5 (originariamente infatti eravamo i Gimme Five), ma anche singolarmente e quel vortice di emozioni permane nel tempo. Restano anche le amicizie che si sono mantenute tali una volta finito il programma.
Perché avete scelto proprio X Factor come talent? Cos’ha secondo voi più degli altri?
Kevan: Ci sembrava molto all’avanguardia, poi è di matrice internazionale. Abbiamo pensato a X Factor perché prevedeva una giuria non solo italiana, che però non si è rivelata un gran vantaggio, e che rappresentava diversi generi musicali. Anche i coach di The Voice sono esponenti di mondi differenti, ma sono un po’ più “vecchio stampo”.
Da Io canto a X Factor siete cresciuti di qualche anno, con che spirito avete affrontato le due esperienze?
Simone: L’esperienza di Io canto è nata in maniera del tutto spontanea. Era anche il primo anno di vita del programma quindi nessuno sapeva cosa sarebbe successo.
K: Io sono stato iscritto al provino come regalo di compleanno. E pensare che all’inizio rimasi infastidito da questo gesto!
S: Quando invece siamo arrivati a X Factor avevamo maturato un po’ di esperienze sia da solisti che in gruppo, ed eravamo più preparati sia psicologicamente che musicalmente..
Simona Ventura all’interno di X Factor si è sempre battuta per voi e lo sta facendo anche adesso. Che rapporto si è instaurato con lei?
K: Simona ci è molto vicina, segue con grande attenzione ogni nostra mossa ed è molto esigente. Anche questa è una dimostrazione di quanto tenga al gruppo.
Com’era nei panni di giudice? Molti l’hanno sempre criticata…
E: Io penso che tra tutti i giudici fosse quella che tenesse di più ai suoi concorrenti, non solo durante il programma. Nel nostro caso lo ha dimostrato con progetti più lungimiranti, come lo speciale per Sky Uno FreeBoys, un sogno a tutto volume.
Com’è nata quest’idea e con quale fine?
E: È stata un’idea di Simona, si tratta della sua prima produzione televisiva. All’interno del programma parliamo di come abbiamo realizzato il singolo e il video de L’ultima pagina; è stato il suo modo per farci capire che c’è ancora e che è interessata al nostro progetto, e questo ci fa un enorme piacere.
Stare davanti alle telecamere per diversi anni, quanto vi ha insegnato? Ha avuto ripercussioni sul vostro modo di proporvi a livello di immagine e di stare sul palco?
S: Sicuramente siamo molto meno timidi di quando abbiamo iniziato. Alle prime puntate di Io canto eravamo più spaventati, poi è diventato tutto naturale. La nostra immagine comunque è sempre rimasta la stessa, non penso ci siano stati cambiamenti su questo fronte.
E: Dipende sempre da quel che devi fare davanti alle telecamere: io ad esempio mi sento più a mio agio quando canto, se devo parlare invece sono più imbarazzato.
S: Nello speciale di Sky Uno ci stavano sempre dietro quindi in quel caso qualche difficoltà c’è stata.
Dopo tanta gavetta televisiva è arrivato il vostro album Dedicato a… A chi è dedicato?
K: Principalmente alle nostre fan, le “freegirls”. Sono il nostro zoccolo duro e questo disco è stato pensato proprio per loro. Naturalmente la dedica è estesa anche a coloro che ci apprezzano e a chi ci sta vicino. A settembre saremo impegnati in un instore tour per presentare il disco in tutta Italia e per incontrare il nostro pubblico, non vediamo l’ora!