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Si trattava di un programma che fece la storia della radio e che, inoltre, entrò nello stile di vita degli italiani. Quando nacque La Corrida in Italia, al confine fra gli anni del boom e la contestazione, il media predominante era ancora la cara e vecchia radio, che catalizzava l’immaginario collettivo intrattenendo ed emozionando con programmi che facilitavano il sogno della gente comune allontanandola dalla realtà dei pesi quotidiani. Presentatore del programma fu Corrado, uno dei pilastri oltre che della radio anche della televisione italiana (La trottola, L’amico del giaguaro, Su e giù, La prova del nove, Canzonissima ’70 e ’71, tutte e due con Raffaella Carrà), che iniziò la sua carriera proprio in radio. Collaborarono con lui a La Corrida, il direttore d’orchestra Roberto Pregadio (che rivedremo negli anni ’80 anche nella Corrida televisiva su Canale 5) ed il fratello regista Riccardo Mantoni.
Ed ecco, dunque, La Corrida. Il titolo diceva un po’ tutto. La corrida è la lotta di un uomo contro il toro. E il toro, lì alla radio e poi in tv, era rappresentato dal pubblico che, quando voleva essere severo ed implacabile, riusciva a fare impallidire gli abituali avversari di Manuel Benitez, noto torero spagnolo di quegli anni, detto “El Cordobes”. Più che una corrida, una vera occasione per i giovani che ambivano a fare carriera nel mondo dello spettacolo. {module Google richiamo interno} Proprio loro dovevano, a tutti i costi, cercare di non perdere l’appuntamento con questo originario concorso.
La ricetta del programma era ben nota: persone che nella vita facevano altri generi di lavori, che non erano state sottoposte a nessun provino d’ingresso, con velleità artistiche, si mettevano in gioco in un’esibizione davanti al microfono. I concorrenti erano introdotti da Corrado che, con la sua indimenticabile eleganza, li presentava e, scambiandoci un minimo di dialogo, dava al pubblico la possibilità di conoscerli. Il presentatore nei concorrenti non cercava vittime, ma complici: non era mai crudele, scherzava, non sbeffeggiava. Si presentarono, in veste di concorrenti, sedicenti cantanti, pseudo attori, imitatori, fantasisti, cabarettisti e presentatori per caso e per diletto, complessi, comici. Davanti ad un pubblico che non era addomesticato, messo in sala per far scena, ma agguerrito con campanacci, sirene, fischi, applausi, che furono per anni il segnale della bocciatura o promozione dei “dilettanti allo sbaraglio”. Il vincitore era sempre deciso dal pubblico che si esprimeva con ovazioni e applausi.
La formula de La Corrida radiofonica fu esportata felicemente in tv, come dicevamo, nel 1986, senza perdere in alcuna misura il suo appeal e durando con soddisfazione nella tv commerciale per ben 10 anni, battendo, nell’autunno del 1997, persino lo spettacolo della Lotteria Italia, Fantastico Enrico, su Raiuno, in prima serata. Il successo di quella edizione de La Corrida spinse i dirigenti Rai a “licenziare” Montesano, nel tentativo di risollevare le sorti del programma del sabato sera su Raiuno. Ma neanche i pur volenterosi Giancarlo Magalli (allora il classico “tappabuchi” per i varietà Rai e questo a lui non garbava molto) e Milly Carlucci riuscirono a fronteggiare il successo di Corrado che sfiorò una media di 7 milioni di spettatori e quasi il 30% di share. L’ultima edizione condotta da Corrado fu proprio quella del 1997. Rimarrà una pagina imperdibile ed esilarante della nostra tv i vari sguardi “di commento” di Corrado, incrociati con quelli del direttore d’orchestra Roberto Pregadio.