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Il direttore artistico ha virato di 180 gradi le sue inclinazioni di cinefilo ed ha aperto alla “commedia”, per di più made in Italy. Ne è derivato che sul red carpet in avvio e in chiusura sono sfilati divi italiani assai meno costosi di star arrivate dall’estero. Divi, oltretutto, amati dal pubblico non troppo esigente della Capitale, che la kermesse al Parco della Musica la gradisce come un po’ caciarona, piuttosto che come sofisticato festival. Ecco allora gli applausi, il 16 ottobre, a “Soap opera”, il film di Genovesi con un cast di popolarissimi Ricky Memphis, Fabio De Luigi, Diego Abatantuono, Cristiana Capotondi. Ed ecco la girandola finale di Ficarra e Picone, con un “Andiamo a quel paese” che ha chiuso sabato affondando la risata nella crisi italiana che porta due giovani disoccupati ad investire sull’anziano preso in casa per arrotondare il bilancio con la sua pensione.
Muller ha dovuto rinunciare anche alla giuria, tagliando così le spese di soggiorno per altolocati nomi venuti da lontano. Ma anche la scelta obbligata di affidare al pubblico, che ha votato tramite il sistema elettronico, la scelta dei film da premiare non è risultata nient’affatto sbagliata. Gli spettatori hanno fatto vincere le pellicole che certamente saranno più premiate anche dal botteghino, a differenza di quanto accade nei festival più blasonati, che tributano allori a opere poi lasciate in disparte dalla distribuzione e dal pubblico.
Dunque, nella sezione Gala, “film popolari ma originali”, si è imposto l’inglese “Trash”, di Stephen Daldry (il regista di Billy Eliot) con Rooney Mara e Martin Sheen, che racconta come due ragazzi delle favelas possano cambiare vita grazie a un portafoglio trovato in una discarica di Rio. Un film toccante, lieve e triste insieme, fatto di brio e disperazione, ben calibrato sempre.
Una vera rivelazione è stata poi l’opera che ha vinto il Premio Bnl Cinema Italia (fiction), “Fino a qui tutto bene”, di Roan Johnson, con attori poco conosciuti (Alessio Vassallo, Silvia D’Amico, Anna Melissa Bartolini, Paolo Cioni, Guglielmo Favilla) ma affiatatissimi in un’opera che ha strappato risate e applausi alla critica oltre che al pubblico. Ci si cala anche qui nella quotidianità del nostro Paese sempre precario, registrando con la macchina da presa l’ultimo week end di cinque universitari che hanno studiato e vissuto nella stessa casa, dove hanno mangiato cibi scaduti o paste fatte col nulla, hanno passato nottate sui libri o in feste fino all’alba, hanno mischiato gioie, spumanti, amori e dolori.
Soddisfatto per il responso, ha consegnato i due allori Luigi Abete, presidente di Bnl, gruppo Bmp Paribas, Main Partner del Roma Film Fest che ha accolto nella propria Area Ospitalità al Villaggio del Cinema circa 4mila ospiti tra clienti, personalità istituzionali e del mondo imprenditoriale nonché personaggi della cultura e dello spettacolo.
Tra le menzioni speciali, ci piace poi ricordare quella al documentario “Roma Termini”, un viaggio di Bartolomeo Pampaloni tra i barboni della stazione centrale della Capitale, che diventa per loro casa e nella quale nascondono sogni e frustrazioni, trovando talvolta la morte stesi su un pezzo di cartone e raramente il riscatto, come fa uno di loro, Antonio, il quale ha la forza di tornare nella sua città e dai familiari, a Messina. Un lavoro schietto, costruito con la totale collaborazione degli homeless capitolini, capace anche di momenti di ironia. A differenza di un altro bel film passato al Festival e curiosamente sullo stesso argomento, i senzatetto: “Time out of the mind”, con un coraggioso e sempre angosciato Richard Gere nei panni di un diseredato di New York.
Eccoli infine i “numeri” del Festival 2014, che segna, a detta degli organizzatori, un bilancio positivo: 113 film presentati da 23 paesi, star internazionali che hanno sfilato sul red carpet come Benicio Del Toro, Clive Owen, Richard Gere, Kevin Costner, Lily Collins e oltre 80.000 ingressi in sala tra pubblico e accreditati.
Oltre 150mila partecipanti al villaggio del festival e cifre in crescita per i partner commerciali e il mercato del cinema con The Business Street. L’edizione 2014 si è rivelata sempre più web e social, con aumento di followers su Twitter e Facebook e il lieve calo nella vendita dei biglietti era stato previsto già quando si è scelto di fare meno proiezioni a pagamento rispetto agli anni passati. Ieri, l’addio di Muller al Festival, all’ultimo anno del suo mandato triennale.
Dal 2015 si cambia, quindi, ma il direttore generale della Fondazione cinema per Roma, Lamberto Mancini, ha già precisato che si andrà avanti sulla strada fin qui seguita, mantenendo la caratura internazionale con attori e star ma cercando di coniugare il menù con la festa, per coinvolgere sempre di più la città di Roma.
Gli altri riconoscimenti:
Premio del Pubblico | Cinema d’Oggi: Shier gongmin / 12 Citizens di Xu Ang
Premio del Pubblico | Mondo Genere: Haider di Vishal Bhardwaj
Premio del Pubblico BNL | Cinema Italia (Documentario): Looking for Kadija di Francesco G. Raganato.
Premio TAODUE Camera d’Oro alla migliore opera prima a: Andrea Di Stefano regista di Escobar: Paradise Lost (Gala) – Laura Hastings-Smith produttore di X+Y di Morgan Matthews (Alice nella città) – Menzione speciale: Last Summer di Lorenzo Guerra Seràgnoli (Prospettive Italia)
Premio DOC/IT al Migliore Documentario italiano a: Largo Baracche di Gaetano Di Vaio (Prospettive Italia)