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Sì, perché – dopo “Rugantino” la cui tournée in Italia gli ha fruttato il Bigliettto d’Oro 2013-2014, e dopo anche il successo enorme riscosso a New York City a Broadway – la presentazione dell’ultimo suo lavoro, “Evolushow”, è stato un inarrestabile monologo, come lo sarà lo spettacolo. L’attore ha immaginato un domanda ideale, una domanda-tipo sul suo show, cui ha risposto anticipandoci la struttura dello spettacolo, una lunghissima performance sullo sfondo di elementi virtuali tecnologicamente avanzati e di balletti (con ballerini in carne e ossa), con al centro lui, nuovo mattatore.
E ci racconterà tutto di seguito, in due ore filate, questo mondo e quell’altro partendo da Adamo ed Eva, lungo i millenni – rivissuti con la ben nota verve e ironia – ‘ dal paradiso terrestre al digitale terrestre, dal fossile al missile”. La storia del mondo come in un ‘chronicon’ medievale (se non ci fosse, esplosiva, la comicità di Brignano), ed anticipando di cosa egli non parlerà, ossia di politica, economia, sanità (!?).
Sì, perché la vita non può essere tutta in regola, dice Brignano, perfetta come nei paesi nordici, dove l’efficienza estrema va a braccetto con un’altissima percentuale di suicidi. Fra poco saremo 20 miliardi di esseri umani: ci basterà la Terra? Come la mettiamo con i 170 milioni di morti, nel frattempo? Seguitando ad inquinare la Terra, noi nati da 193 specie di scimmie – secondo il naturalista britannico Darwin – che non hanno più voluto saltare sugli alberi e oggi non hanno più il pelo (eppure si depilano anche gli uomini….).
Nello spettacolo verrà letta una lettera ai giovani, che oggi sono troppo visceralmente amati dai genitori, quando invece – anche se hanno il problema del lavoro – dovrebbero rimboccarsi le maniche: Brignano ricorda che suo padre tornò da Tunisi quasi senza scarpe e dovette cavarsela a solo.
I ragazzi di adesso parlano solo in termini di internet e di giga. Ma internet svilisce il libro e fa morire un mondo, per cui allora vediamo bulli che, per divertimento, hanno preso l’abitudine di sferrare colpi sul primo che passa, anche una donna. Tutto oggi è veloce: ed anche per i comici il pubblico è cambiato, è più difficile far ridere, di quando minori erano le possibilità di vedere spettacoli e leggere, ma leggere latino, o greco: si viveva un’altra vita oggi inesistente. Per questo per far maggior colpo oggi in teatro si ricorre alla volgarità, alla parolaccia: eppure, per Enrico Brignano, il pubblico si accorge quando in un testo c’è poco contenuto ed il video in cui c’e qualcosa che vale, e che penetra sino in fondo, quel video è più cliccato.
Ed il discorso scivola sulla Parigi di ‘je souis Charlie’: la violenza verbale non paga, la censura non la vuole nessuno ma non bisogna disegnare per offendere – dice il nostro Enrico – e bene ne ha detto Papa Francesco, seppure con espressione spicciola che – egli continua – è naturale per chi viene dal popolo e ha conosciuto le favelas.
Brignano ha un suo forte e sano equilibrio, anche se è un uomo di successo: un successo nato dalla sua sincerità – afferma – e che gli è venuto anche dalla TV. “Per me ben venga la TV, infatti lo scorso anno ho realizzato su Rai1 “Il meglio d’Italia”: sono 20 anni che il pubblico televisivo mi segue. Ma desideravo da tanto, tanto tempo di realizzare “Rugantino” e ne ho avuto soddisfazione. Ora però ci siamo buttati in questo nuovo show. Ormai gli attori si impegnano per repliche di non più di 15 giorni: noi rischiamo con questi due mesi. Ma lo spettacolo è ricchissimo di immagini e tecnologia: abbiamo fatto una scommessa, ci abbiamo messo l’anima. Nello spettacolo ritrovo il contatto col pubblico, scendendo in platea all’inizio, e poi è una performance che va bene anche per i bambini, i quali a sette anni sanno già tutto della Terra e dell’astronomia, col loro internet”.