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“ Nessuno mi può giudicare” è la sua prossima avventura televisiva. Ce ne parla?
Saranno 45 minuti molto intensi, durante i quali due mie ospiti si troveranno a “sfidarsi” davanti a un pubblico di cento persone. Dovranno rispondere a delle domande e alla fine saranno giudicate proprio dal pubblico presente in studio, che decreterà la vincitrice.
Come è nata l’idea di questo talk? Quanto si avvicina o si discosta dai suoi precedenti “Come si cambia” e “Come si cambia celebrity”?
“Nessuno mi può giudicare” è lontanissimo dagli altri miei programmi. Ha note meno intimistiche dei precedenti, è leggermente più di ‘piazza’. Inoltre la presenza di un pubblico attivo in studio lo rende più a favore del telespettatore che dell’intervistata. L’idea è nata molti anni fa, quando su Telemontecarlo conducevo “Sincerità”. Allora non c’era un vero e proprio studio; eravamo in un teatrino. Ricordo le energie positive di quell’ambiente. Oggi per il personaggio che si racconta è molto più difficile: un grande studio, le telecamere, il pubblico che interviene e giudica, le opinioni, i giudizi, le rivelazioni raccolte dalla nostra Michela Coppa, inviata nei luoghi cari all’intervistato. Insomma, il personaggio si deve raccontare con molta più autenticità.
Rispetto alle altre sue trasmissioni, lei come si pone?
Non ho più il ruolo del curatore d’immagine. Mi limito, per così dire, a rivolgere delle domande alle mie ospiti, cercando di conoscerle sempre più a fondo.
Che tipo di domande rivolgerà alle “vittime” delle sue interviste?
Domande morbide e domande spinose, come le buste che le contengono. Blu quella delle delicate, rossa quella delle più insidiose. Le mie ospiti sceglieranno quattro buste, ignorando come me quale domanda sia celata all’interno.
Qualche attacco di panico o crisi di nervi davanti a una domanda scomoda?
Assolutamente no. Anzi, le mie ospiti mi hanno dato molta soddisfazione. Paradossalmente è stato il migliore degli approcci che abbia mai riscontrato. Avendo loro uno schermo sono più restie a confidarsi e ad aprirsi. E allora in me scatta immediatamente un atteggiamento più stuzzicante. Detto questo, le donne che invito sono sempre rispettate e messe a loro agio, in modo che si sentano libere di mostrare la propria anima. Non voglio pettegolezzi, ma storie e personalità.
Lei conosce profondamente l’animo femminile e sa toccare le corde giuste…
Ho sempre cercato di guardare oltre l’esteriorità, anche durante il trucco. Non mi sono mai limitato a pitturare facce, ma sono sempre andato alla ricerca di ciò che c’è dietro e dentro la persona che ho di fronte. Se ti limiti a mettere un rossetto per evidenziare delle belle labbra, o ad utilizzare ombretto e mascara per valorizzare un occhio, ti fermi in superficie, ottieni solo un bel trucco. Ma dietro quel trucco, quella bocca, quello sguardo c’è un’anima femminile tutta da scoprire, tutta da conoscere.
Come fa a conoscere così bene l’animo delle donne?
Ho avuto un padre con una natura femminile (era molto sensibile) e una madre con una personalità maschile (era rigida e severa). E questo mi ha portato a vedere con una certa facilità la mascolinità nelle femmine e la femminilità nei maschi.
Le “sue” donne si lasciano sempre andare con lei?
I personaggi che intervisto si lasciano tutti andare, ma se c’è qualcosa che non li convince la spuntano sempre loro. D’altra parte non puoi modificare le loro insicurezze, perché seguono scompensi caratteriali.
Con quali personaggi ha “giocato” in questa nuova serie di interviste?
Con donne davvero straordinarie. Licia Maglietta, indubbiamente la più raffinata tra le signore che ho ospitato; Paola Concia, la più interessante; Fiordaliso, la più vulcanica; Iva Zanicchi, certamente la più ironica.
Quali sono state le donne che, nel corso degli anni, le hanno dato più soddisfazione?
Ce ne sono state diverse. Ma tra tutte Ornella Vanoni, Mariangela Melato, Monica Guerritore e Patty Pravo.
E quella che l’ha fatto più arrabbiare?
Ornella Vanoni. Ma poi abbiamo fatto pace e siamo diventati molto amici.
Quali signore del mondo dello spettacolo vorrebbe “aggiustare” col suo trucco?
Mi piacerebbe lavorare su Giovanna Mezzogiorno e Caterina Murino. Ma non le aggiusterei, più che altro ne sottolineerei le caratteristiche di base, che sono già splendide. Renderei la Murino più atipica, una bellezza che va verso Almodovar per intenderci, mentre vedrei la Mezzogiorno più sofisticata e lunare. E poi mi piacerebbe intervenire su Alba Parietti, che è una donna particolarmente fragile. Ma non dovrebbe esserlo affatto, perché è piena di un interesse che la rende davvero incredibile, unica.
E del panorama internazionale?
Mi affascinano moltissimo Anjelica Huston, Glenn Close e Sigourney Weaver. Ma la più straordinaria in sensualità e, per me, bellezza è indubbiamente la modella somala Iman.
Uno sguardo alla politica italiana in rosa…
Mi piacciono molto Marianna Madia, che anche se un po’ sottotono ritengo sia una donna ad alto potenziale, e Anna Finocchiaro, molto interessante e di carattere, in quanto sa portare con disinvoltura anche capelli bianchi, rendendoli una peculiarità e non un elemento negativo.
Torniamo alla sua antica passione: la cura dell’immagine femminile. Chi ritiene la meglio truccata?
In assoluto Angelina Jolie. Ma non fa parte della tipologia femminile che mi dà gusto. Preferisco le “brutte”, se così si possono definire.
Chi intende?
Mi stuzzicano molto Rossy de Palma (la “dama Picasso” e musa di Pedro Almodovar, ndr) e Anna Mazzamauro, che hanno una caratteristica così esasperata da poterla poi valorizzare facendola diventare quasi un punto di forza, una nota di carattere distintivo.
Ora sia un po’ più pungente. Chi meriterebbe urgentemente un suo pronto intervento ma che si rifiuta di “aggiustare”?
Valeria Marini, che non mi ispira nulla di positivo. Non mi interessa proprio. È un altro il pianeta femminile che mi piace.
Chi considera una causa persa?
La Camusso, perché rifiuta di avere un’immagine; e pensare che ha una personalità e una forza tali che sarebbe persino affascinante.
Su cosa si basa il suo trucco?
Anzitutto sulla stretta di mano, che ti dice moltissimo di una persona. Poi mi concentro sullo sguardo e sulla bocca. Perché dico questo? Perché il trucco in sé è una cosa semplicemente tecnica, mentre bisogna sempre scavare più nel profondo, per toccare le corde più intime di chi ci sta davanti.
Osiamo un po’: se lei fosse un trucco, quale sarebbe?
Sarei un murales sardo; sono fatti con una passione non mercenaria, ma per lasciare un segno tangibile della propria anima, della propria vita, delle sconfitte, della rabbia. Lasciano trasparire una sensazione molto forte, dinamica, con un pathos irripetibile.
E chi è invece davvero Diego Dalla Palma?
Un uomo che ha la consapevolezza di quel poco che siamo noi umani e di quel breve tempo che è la vita.
Un tantino pessimista…
Ha ragione. Diciamo così: sono ancora un navigante curioso e tormentato.
E dopo “Nessuno mi può giudicare” dove pensa di andare questo navigante curioso e tormentato?
Non ho idee particolari in mente. Forse un viaggio in India, chissà. Sicuramente non ci sarà a breve la televisione, che per me è semplicemente un gioco. La guardo con interesse, è vero, ma anche con distacco. D’altra parte so che c’è un temine a tutto. E io una certa età ormai ce l’ho…