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Roman Vlad, musicologo, compositore, grandissima figura nella vita musicale italiana del Novecento, che conobbe personalmente Shostakovich negli anni ’60 ’70, ricordava la sua figura dimessa, triste, poichè egli – nonostante il regime lo avesse riabilitato dopo la morte di Stalin nel 1953 – era avvezzo a parlare con estrema prudenza, ed anzi ad abbassare gli occhi senza rispondere, se il discorso scivolava su argomenti extramusicali e politici.
Invece il successo lo accompagnò sempre e la critica mondiale fu costantemente entusiasta della sua opera. Vero è che, nonostante il plauso per l’opera “Ledy Macbeth” del 1934, ed ormai sotto la presidenza del terribile Zdanov nell’Associazione dei Compositori Sovietici, da essa iniziò in URSS la rimozione delle opere di Shostakovich, l’accusa di ‘formalismo’ e di allontanamento dai sani principi del Realismo Socialista imposti dal Regime (la Quarta Sinfonia fu resa pubblica solo nel 1961).
Ed è altrettanto vero che il compositore rivelò – a partire dall’opera teatrale “Il Naso” – un atteggiamento sarcastico verso le istituzioni, che il linguaggio musicale con le sue dissonanze e audacie strutturali non riusciva a mascherare.
Shostakovich però amava la sua patria e il suo popolo: nel 1941, in piena II Guerra Mondiale e durante l’assedio di Leningrado, scrisse la Settima Sinfonia, che diresse sotto le bombe, pur di sostenere la popolazione durante la terribile prova di resistenza.
Ma la Quinta Sinfonia, nata dopo le feroci censure musicali (che potevano trasformarsi in morte fisica per gli accusati), è tuttora oggetto di una doppia critica. Vantando aspetti classicheggianti, limpidezza orchestrale, bellezza melodica, toni festosi e quasi trionfalistici, ebbe allora ovunque successo (Toscanini chiese copia della partitura). Piacque persino al Regime, anche per la dedica che pareva un’ammenda di Shostakovich: “Risposta pratica di un compositore ad una giusta critica”.
Ma dietro i quattro regolari movimenti della Sinfonia, la bitematicità canonica, le citazioni musicali, non possono sfuggire le forzature dinamiche: dietro l’ostentazione della gioiosità appare la retorica, dietro la ritmica esaltante c‘è il sarcasmo, in tutto si rivela l’acuta sofferenza di una realtà imposta.
Le dichiarazioni postume di Shostakovich riportate da Solomon Volkov dicono dei momenti della Sinfonia: “E’ come se uno ti picchiasse con un bastone, e intanto ti dicesse che devi giubilare, devi giubilare……”. Il giovane direttore ormai stabile dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, lo slovacco Juraj Valcuha, che tanti consensi ha raccolto in Europa e Usa, che in Italia ha diretto al Comunale di Bologna, al Maggio Fiorentino, all’Accademia di S.Cecilia, darà la sua personale interpretazione di quest’opera di Shostakovich, difficile e controversa.
Qui La musica di Rai3 e l’Orchestra sinfonica della Rai.