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Lo abbiamo incontrato per celebrare anche un’altra ricorrenza: i 30 anni di Quelli della notte, programma cult andato in onda dal 29 aprile al 14 giugno1985. 35 puntate, uno show completamente improvvisato divenuto un fenomeno irripetibile nella storia del piccolo schermo.
L’evento meritava una maggiore attenzione da parte della Rai, magari uno speciale in prima serata, non trova?
In verità mi era stato chiesto di realizzare una serata tv in prime time. Ma ho rifiutato per evitare l’effetto amarcord ai telespettatori che avrebbero ritrovato personaggi invecchiati. Meglio la puntata rievocativa a Che tempo che fa con Fabio Fazio, sabato prossimo.
Ci anticipa come sarà articolata?
Io sarò presente in studio con l’Orchestra Italiana e con Claudio Mattone. Eseguirò, tra gli altri, i due brani legati indissolubilmente al programma: Il materasso e Ma la notte no. Poi scorreranno le immagini principali di Quelli della notte su uno schermo ed io racconterò come è nata l’idea della trasmissione, ne svelerò particolari ancora inediti in un dialogo amichevole e divertito con Fazio e con i telespettatori da casa.
Come è nata l’idea?
Dalla spavalderia e dall’incoscienza dei miei anni: è venuto fuori un programma interamente improvvisato nel quale non c’era nulla di scritto nè per i musicisti nè per gli umoristi che vi partecipavano. Da Frassica alla Laurito, da Maurizio Ferrini a Andy Luotto, da Riccardo Pazzaglia a Roberto D’Agostino, per tutti sono stato un “maestro di improvvisazione”.
Ci spiega meglio in che senso?
Ho fatto a tutti una settimana di “addestramento all’improvvisazione”. Ad ognuno ho creato una fisionomia ma soprattutto una personalità specifica sulla quale lavorare personalmente, inventando aneddoti e episodi. Ciascuno raccontava le proprie avventure alla maniera più congeniale. Mi sono fidato delle capacità del cast che mi ero scelto ed ho avuto ragione. Tutti i personaggi sono rimasti nell’immaginario del pubblico in maniera indelebile.
Come spiega un successo così straordinario?
Abbiamo creato la prima e unica sit com improvvisata della storia della tv. Non è mai più accaduto in un piccolo schermo nel quale tutto è rigorosamente scritto. In Quelli della notte ognuno recitava magistralmente all’insaputa degli altri in un vero e proprio varietà artigianale. Oggi, invece, la tv è troppo professionale.
Come mai non c’è stata una seconda edizione del programma?
Ho preferito sperimentare nuove idee ed è nato Indietro tutta, 65 puntate analogamente improvvisate. Ma con una sostanziale differenza.
Quale?
Quelli della notte viveva in atmosfere più sofisticate rispetto a Indietro tutta. Lo testimoniano anche gli orari di messa in onda: le 23,15 per il primo show, le 22,35 per il secondo.
E’ vero che Quelli della notte ha sdoganato la risata in tv?
Certo, e non solo in tv: il programma è stato il manifesto della fine degli anni di piombo. C’era una cappa di malinconia su tutti noi in quegli anni, sembrava peccato potersi divertire.
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Quelli della notte ha generato una vera e propria epidemia di gradimento nel mondo.
Sa che le ambasciate del nostro paese all’estero ci chiedevano le cassette per poter vedere il programma? Allora non c’era Rai International e anche oltre confine abbiamo assistito ad un fenomeno di risonanza e di affezione incomparabili che ha coinvolto la società al di fuori della tv.
La rivedremo in tv?
Come detto, mi sto dedicando a Renzo Arbore Channel.it Voglio dare al canale una dimensione nuova, voglio che diventi il palcoscenico di nuove invenzioni. Ma per adesso è presto per parlarne.
Intanto sta scrivendo la sua autobiografia.
Si mi racconto a 360 gradi svelando anche la mia infanzia.
Che bambino era Renzo Arbore?
Un ragazzino timido ma solo apparentemente. Un bambino di grande inventiva.
Prossimo impegno?
Il 24 giugno con l’Orchestra italiana sarò a Roma. Il prossimo anno torno al Sistina.