Il bilancio complessivo delle quattro seconde serate non è purtroppo positivo. Innanzitutto il programma è risultato un ibrido di generi non coniugabili. Da una parte la preparazione e la cultura di Bonami, dall’altra la leggerezza della Cucciari che cercava di commentare alla sua maniera monumenti, dipinti, musei: bellezze naturali che si alternavano settimana dopo settimana. Ma l’idea di bellezza che doveva essere protagonista del programma ha ceduto il passo alla banalità e all’inadeguatezza della Cucciari che a volte appariva persino imbarazzante nel suo ruolo.
L’idea di mettere insieme per un viaggio della cultura attraverso l’Italia un personaggio comico ed uno “serio” poteva essere condividibile. Ma era necessario un comico o una comica di maggiore spessore. C’era bisogno di un artista della parola in grado di aggiungere un pizzico di familiare coinvolgimento alle spiegazioni di Bonami.In quest’ottica non si comprende la presenza della Cucciari molto più abituata al “bifidus” che alla cultura. Una comica, insomma, di “pancia” più che di testa.
Inoltre il programma non sempre ha tenuto fede al titolo Dopo tutto non è brutto. Infatti l’excursus nelle quattro città italiane ha messo in evidenza un’arte a cui è già universalmente riconosciuto il proprio valore di bellezza. Lo dimostrano, ad esempio, la Mole Antonelliana, il Museo di Lombroso, di cui i due conduttori hanno parlato ieri sera nel loro viaggio dentro la città di Torino. E lo stesso era accaduto con le città visitate precedentemente. Al punto che si può pensare di aver costruito quattro puntate del programma su un concetto di “brutto” assolutamente inesistente.
Talvolta si aveva anche la sensazione che Bonami cercasse davvero di insegnare qualcosa alla sua interlocutrice. Altre volte il telespettatore si rendeva perfettamente conto della superficialità delle osservazioni della Cucciari. Ieri sera non ha saputo trovare altro su Leonardo Da Vinci se non definirlo “il buon partito dell’epoca che ti rimetteva a posto la casa con una invenzione ad hoc”.
Insomma, dopo quattro puntate risultano ancora incomprensibili i motivi per i quali Geppy Cucciari è approdata su Rai1 e in una trasmissione del genere. Una trasmissione che, alla fine, ha voluto mettere insieme troppi elementi senza un adeguato approfondimento. Concludiamo con una frase di Bonami: il bello dell’arte è riuscire a creare qualcosa dentro di sè. Frase del tutto appropriata alla Cucciari che per anni, dentro di sè, ha alimentato il famoso bifidus.