Tuttavia non si sono certo placate le iniziative di contestazione: ideato dal promotore dello stesso gruppo che chiedeva l’abolizione del programma, l’hashtag #Raccontala è stato una sorta di contro-programmazione social, su Twitter e Facebook, e si è trasformato in un suggestivo raccoglitore di foto, racconti, testimonianze, tradizioni di una Napoli autentica che ha ben poco in comune con quella pittoresca dipinta ne Il Boss delle cerimonie.
Ma veniamo all’episodio dedicato, venerdì sera, alla coppia di sposi Felicia Vitiello e Salvatore Del Sorbo, di Gragnano. Anche questa puntata ha seguito lo schema fisso che ripercorre tutte le fasi della cerimonia:
Colloquio con il Boss. La famiglia Vitiello, già conosciuta e stimata da don Antonio, si reca all’appuntamento con il genero del titolare, Matteo, con le idee ben chiare: la mamma, che cerca palesemente di darsi un tono come la più consumata wedding planner, e la sorella, dall’osceno capello bicolore, esigono “Carrozza ed esclusività”, riferendosi rispettivamente all’ingresso “principesco degli sposi” e alla volontà di avere l’intera struttura in esclusiva. Seguono gli accordi sul menu, ma ecco che avanzano una richiesta del tutto bizzarra: sarà necessario riservare una camera, o addirittura una suite, al loro amico a quattro zampe affinché possa riposare e guardare i cartoni animati. Verrebbe da appellarsi ai servizi sociali animali, se esistessero.
Momento Atelier. La scelta del vestito ormai sembra seguire un canovaccio da teatro delle marionette. I primi abiti, spesso improponibili, fanno storcere il naso alla mamma e alla sorella: “è una tenda”; “il colore proprio no”. Poi al terzo si piange e l’abito “pomposo e appariscente”, così come voluto dalla sposa, è scelto.
Vigilia delle nozze. Mentre don Antonio, in un’inedita veste bucolica, passeggia tra i campi della sua tenuta tessendo le lodi delle ciliegie ( “La frutta è sempre bella veramente”; “E comme so’ doce”) e ricorda i film sceneggiata del compianto Mario Merola, a casa della sposa si comincia ad avvertire la tensione. D’improvviso un forte rumore di zoccoli proveniente dalla strada porta Felicia ad affacciarsi al balcone. Si consuma il picco trash della puntata: lo sposo vestito da principe azzurro, in sella ad un cavallo bianco, irrompe sotto l’abitazione della sua amata dando il via alla serenata (questa volta niente neomelodici, solo “posteggia” napoletana). Tra applausi, balli e un vero e proprio buffet di dolci va in scena un a sorta di inedita pre-cerimonia.
Il fatidico giorno. A casa della sposa si passa al momento trucco e parrucco, mentre l’invadente sorella trova il modo di vantare l’astice alla catalana, “una pietanza prelibata che non è da tutti”, presente nel menu. Nel frattempo don Antonio fa visita alla scuderia dove sono parcheggiati i carretti (le carrozze), definiti dal Boss “bell’aggeggio”. La carrozza, secondo la mamma della sposa, ha aggiunto novità e caratterizzato un matrimonio da fiaba. Forse, ma il buon gusto? Arrivano i primi invitati e il cane, vestito con un agghiacciante panciotto di seta bianco, viene sistemato in una camera matrimoniale dove può scorazzare sul letto mentre, secondo i padroni, guarda la televisione (presumibilmente una fiction di Manuela Arcuri).
Comincia l’abbuffata tipica (come sottolineato finemente dalla sposa “S’adda magnà, se ne devono andare con la pancia che scoppia”) e la sposa continua a crogiolarsi per aver scelto un abito in tema con la sala reale e la cerimonia principesca. Ma gli imprevisti sono dietro l’angolo: ad un certo punto, con il cantante che non si trova, con evidente preoccupazione della novella sposina, sembra che le atmosfere di Mistero si stiano per insinuare ne Il boss delle cerimonie. Non basta: la madre riesce a far spostare un intero buffet dei dolci già allestito internamente (per timore di una eventuale pioggia) all’esterno grazie alla tanto decantata “faccia tosta”. Ma ecco arrivare il cantante, tale Mario Conte, che si cimenta in un brano di Massimo Ranieri scatenando l’emozione dei presenti, che piangono commossi. L’impressione che il cantante imitasse (torna un po’ in mente il Bagaglino) Ranieri è ben presto confermata dal Boss don Antonio che già lo conosce e stima proprio perchè “lo fa uguale”.
Complici la musica ed il vino, partono scatenati balli latinoamericani, tra persone scalze ed altre che hanno sostituito i tacchi vertiginosi con comode ciabatte dalla suola in sughero, e la famosa “fazzolettata” (sventolamento collettivo di tovaglioli da parte degli invitati, accompagnato da urla, canti e danze) che per la mamma sigla il momento dell’ “ammuina”. Non mancano una bella fagottata (giusto per restare in tema) di luoghi comuni grazie alla commossa cognata: “Siamo emotivi, passionali, diamo il cuore. Siamo napoletani”. Menomale che ce l’ha ricordato, verrebbe da dire.
Al termine della cerimonia, Felicia (mentre imbocca un sigaro, giusto perché fino a quel momento l’eleganza l’aveva fatta da padrona) ammette di sentire già un senso di libertà.
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Una puntata molto low profile che non ha divertito come i due episodi precedenti. Qualche picco di kitsch c’è stato, ma è apparsa piuttosto la voglia, forzata, di darsi un tono, tale da non far sorridere come invece era successo davanti al dirompente trash genuino della “Mannaggiament” o della “Magna Pompa” dei precedenti matrimoni.
Ma ci sono ancora altri due appuntamenti.