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Ma l’emozione provata per i complimenti ricevuti da Joe Bastianich non ha avuto davvero prezzo per il 28enne, quarto classificato al Master Class: “Ci sono momenti in cui è difficile trovare le parole giuste”, ha dichiarato l’imprenditore della ristorazione, e “per salutarti utilizzerò le parole di Kalil Gibran: nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c’è un’alba che ci aspetta. È stato veramente un piacere conoscerti e fare questa esperienza con te, mi sembri un ragazzo splendido”. Maradona in questa avventura ha comunque messo tutto se stesso e ora che è finita, cerca di guardare avanti, perché, sostiene, “in ogni cosa c’è il lato positivo, anche in questa”.
E qual è la nota positiva in questa eliminazione a un passo dalla finale?
Ho imparato tante cose ed è stata una delle esperienze più intense della mia vita.
Cosa ti è mancato ieri sera?
Forse mi è mancata l’aggressività che io non voglio avere ma che il mondo della cucina richiede. Quello della cucina è, infatti, un mondo simile a quello dei pirati. Diciamo che se Dio ha creato il cibo, il diavolo ha creato la cucina. Ma io, che vengo da un Paese in guerra, ho una visione molto di pace, non posso farci niente.
A chi devi dire grazie per essere arrivato fini a questo punto della gara?
A tutti gli addetti ai lavori che hanno fatto un lavoro incredibile e faticosissimo. Poi a tutti quelli che hanno creduto in me, ai miei genitori, a me stesso e all’Italia.
Hai dovuto cucinare con Rachida, una delle concorrenti più discusse e complicate del passato di Masterchef. La tua espressione è stata molto esplicita…
Penso di aver espresso tutto ieri sera. Però, dai, ho saputo prenderla bene (ride, ndr)
Il cous cous è venuto bene, alla fine, ma quel povero fois gras… lo hai proprio massacrato!
In realtà non è stato proprio così come sostengono gli altri. A me serviva proprio quella parte e me la sono presa, tagliandolo proprio come volevo io. Forse, lo ammetto, avrei potuto fare una scelta migliore.
Non è la tua prima scelta un po’ azzardata. A volte sembrava che stessi facendo il presuntuoso, altre che fossi incosciente…
Ma no, dai! La mia è sempre stata strategia. Io amo il rischio. Mi chiamo Maradona, non posso essere normale. Un po’ di kamikaze in me ci vuole per forza. D’altra parte io ero lì per imparare, sì, ma anche per emozionarmi, divertirmi, giocare. E poi… più tempo passi al Pressute Test più visibilità hai!
Quanto del tuo Libano credi di essere riuscito a portare nella cucina di Masterchef?
A prescindere dall’ingrediente utilizzato e cucinato, in ogni mio piatto c’era una commistione di culture, di tradizioni che io amo mescolare nelle pentole. Ogni piatto è la massima espressione di quello che sono e contiene il 60-70% dell’Italia, il 10-20% del Libano e il restante 10% di tutto il resto del mondo.
Quale emozioni hai provato ieri sera?
E’ stato un po’ paradossale quello che ho provato quando i giudici mi hanno chiesto di togliermi il grembiule: da una parte il forte dispiacere perché speravo di andare avanti, e dall’altro un piacere perché so di aver fatto il mio, di essermi divertito nella cucina di Masterchef, che mi ha insegnato a creare un equilibrio dentro di me.
Che avventura è stata Masterchef?
Meravigliosa e molto molto molto faticosa. L’ambiente nuovo, i tempi brevi, dover riflettere e cucinare a ritmi serratissimi, essere in televisione, con tutte quelle telecamere… era tutto così nuovo. Ma questo ha reso l’avventura un’esperienza indimenticabile, che mi ha regalato anche tanta tanta esperienza, sia dal punto di vista televisivo sia da quello della cucina. Lì c’era tutto da imparare…
Fare tv ti è piaciuto, dunque. Se ti chiamasse qualche programma…
Magari!
Il ricordo più bello?
L’esterna in Sardegna, che è stata davvero spettacolare. Me la sono goduta fino in fondo, anche perché ricorda un po’ casa mia. Lì c’è un’energia incredibile che anche tutti gli altri concorrenti hanno percepito e respirato. E poi aver dovuto cucinare un animale intero… è stata un’impresa, la prova più valorosa , più storia, più antica e più bella.
Cucinare è…
Un’arte.
Hai qualche rimpianto legato a questa esperienza a Masterchef?
Nessun rimpianto, ho fatto quello che ho creduto giusto fare.
Il giudice che ha creduto più in te?
A livello culinario sicuramente chef Bruno Barbieri, mentre a livello umano mister Joe Bastianich, che mi ha dato la grinta giusta per poter andare avanti e riuscire a tirar fuori la parte nascosta di me.
Descrivi con una parola ciascun giudice.
Bastianich è la grinta, Cannavacciuolo la bontà, Cracco la classe e Barbieri l’originalità.
E Heinz Beck?
Un artista. L’ho visto una sola volta ma almeno posso dire d’aver imparato a fare… la carbonara stellata!
Dopo Masterchef, la strada dove ti porterà?
Spero di poter continuare a lavorare e studiare. Il mio primo obiettivo, per i prossimi dodici mesi, sarà di andare in giro, di rivolgermi ai grandi chef per imparare, anche a costo di lavare i piatti o di pagare di tasca mia per fare degli stage. Il talento da solo non basta, bisogna coltivarlo. Voglio saper cucinare benissimo, alla grande, alla… Maradona. Tuttavia non vorrei lavorare nella cucina di un ristorante: quello del cuoco è un mestiere durissimo, più ancora del muratore. Sono più Joe Bastianich che altro. Certamente voglio continuare a lavorare, ma è la ristorazione quello che mi interessa di più.