Nel confronto Daniela Santanchè e Marco Travaglio hanno manifestato con battute forti la propria violenta contrapposizione sulla questione Berlusconi. La Santanchè, esibendo una copia della sentenza di condanna di Travaglio per diffamazione, lo ha definito il delinquente Travaglio. E per tutto il tempo lo ha ripetuto in una maniera ossessiva. Naturalmente questo serviva, nelle sue intenzioni, a rendere la pariglia al giornalista che, sul quotidiano Il fatto, di cui è vicedirettore, aveva definito più volte Berlusconi delinquente. La contrapposizione è venuta sempre più lievitando. Travaglio riferendosi ai discorsi della sua interlocutrice, ha usato più volte il termine starnazzare. Insomma i due se ne son dette di tutti i colori, dando vita a una vera e propria lite a distanza dove non sono mancate le accuse anche sul piano personale, gli improperi, persino i doppi sensi. Paragone ha lasciato che la rissa facesse il suo corso ma spesso la situazione gli è sfuggita di mano. Infatti non è riuscito a frenare la logorrea della Santanchè, onnipresente, oramai in tutti i talk show politici. Si è caduti persino in alcune sfumature pecorecce. Collocato ad inizio programma, questo siparietto aveva lo scopo di fermare il telecomendo del pubblico sulla rete.
Per quanto riguarda i servizi video, il discorso merita un approfondimento perchè avevano la pretesa di essere giocati sull’ironia: l’inviato del programma è andato sulle tracce delle persone che avevano anche solo sfiorato l’ex Premier Berlusconi per cercare di “rubare” loro delle cellule dell’ex Premier e poterlo clonare. Un servizio che evocava chiaramente le analoghe inchieste delle Iene. Su un altro livello il servizio sul presidente della Repubblica che ne ha sottolineato la particolare capacità di intervento nei momenti salienti della vita italiana.
Bisogna, innanzitutto, sottolineare che la trasmissione La gabbia è troppo lunga e nella seconda parte ha mostrato segni di debolezza. Si sono infatti, affrontati vari temi con ospiti in studio. Questa parte è stata solo un dibattito, come ce ne sono troppi in giro per l’etere. Si è parlato soprattutto delle imprese che non riescono a decollare per i problemi a cui devono far fronte. In queste sezioni è sparita l’ironia. Ma la differenza con altri analoghi talk show doveva risiedere nel fatto che gli ospiti discutevano in piedi e non accomodati su poltrone o sgabelli. Troppo poco, davvero.
La sensazione conclusiva è che Paragone strizza l’occhio a Le Iene per l’ironia ma per il populismo si rifà a Quinta colonna di cui appare, spesso, una sorta di clone giovanilistico. Se può piacere l’apparente stile de La gabbia, fuori dagli schemi e dalle logiche, bisogna fare attenzione a non cadere negli eccessi. Il pubblico è smaliziato e lo capisce. L’Auditel della prima puntata, è stata del 3,97% di share con 809mila spettatori. Il che la dice lunga.