Sulla scorta di un’attenta analisi delle altre interpretazioni dell’attrice, la prima sensazione è che intorno a lei il fantasma di Elisa di Rivombrosa aleggi ancora troppo insistentemente.Non solo. Viene anche da pensare che “l’espressionismo” dovrebbe essere inserito come materia di studio nei corsi di recitazione frequentati dagli aspiranti attori. Espressionismo, però, inteso come la capacità di conferire al proprio volto quelle “espressioni” appropriate a seconda dei ruoli drammatici o leggeri in cui un attore si cala. Insomma la credibilità di un interprete dipende da quanto rende credibile il proprio personaggio. Anna Karenina aveva, purtroppo, impressa sul volto, sempre la stessa espressione: nella felicità e nella disperazione: un immobilismo facciale e interpretativo che avrebbe colpito il grande scrittore del romanzo perchè Lev Tolstoj ha fatto attraversare alla sua eroina i paradisi dell’apparente felicità e gli abissi della disperazione.
Accanto alla Puccini, molto più credibile appare Santiago Cabrera l’attore che si cala nel ruolo del conte Vronskij. E credibile è anche Benjamin Sadler che è il marito della Karenina. Da dimenticare, invece, le interpretazioni di Carlotta Natoli e di Sidney Rome. La sceneggiatura ha puntato sul protagonismo di più coppie per dare all’amore varie sfaccettature, non solo quella drammatica di Anna Karenina. Ma per poter accettare la miniserie televisiva bisogna accantonare i grandissimi limiti che ha evidenziato in troppi settori quali la recitazione, l’approssimazione dei dialoghi e le incongruenze presenti nel tentativo di volerne realizzare un prodotto più moderno.
Anna Karenia è incastonata nella sua epoca, toglierla dall’ipocrita e perbenista società russa dell’Ottocento significa svilirla. Modernizzare dialoghi e convesazioni è una forzatura come è una forzatura l’inserimento di musiche non appropriate. Resta il fascino magico e immortale della grande storia d’amore, basata sulla trasgressione alle regole del tempo della protagonista che lo stesso Tolstoj alla fine condanna abbandonandola, dopo il suicidio, senza una parola di umana pietas.
A dare gran risalto alla miniserie sono soprattutto le splendide sale dei palazzi dell’epoca, riaperti proprio per ospitare le riprese. Un’ambientazione magnifica che fa da contraltare a tutte le debolezze strutturali della fiction. Anche i costumi sono dignitosi e contribuiscono a rendere l’immagine della società e dell’aristocrazia russa.
Il trucco, dinanzi alla Karenina televisiva, è di spegnere la tv e riappropriarsi delle pagine del libro nelle quali la figura della protagonsita appare distante anni luce da quella presente su Rai1. E che Tolstoj ci perdoni.