Due puntate evento della durata, ciascuna, di 100 minuti in cui è ripercorso il cammino umano e spirituale del Pontefice, interpretato da Rodrigo De la Serna e Sergio Hernàndez. A presentare la prima fiction sul papa, proprio all’ombra della Madonnina di Milano, c’erano davvero tutti: Piersilvio Berlusconi, Alessandro Salem, direttore generale dei contenuti di Mediaset, il produttore Pietro Valsecchi, il regista Daniele Luchetti e Giancarlo Scheri, direttore di rete.
Il primo a prendere la parola è Salem: “Questa miniserie è indubbiamente una sfida impegnativa sotto ogni punto di vista, in primis economico, dato che l’investimento che è stato fatto è pari a 15 milioni di dollari, ma è un progetto di cui andiamo molto orgogliosi. Abbiamo iniziato a lavorarci l’indomani dell’elezione di Bergoglio a Pontefice per raccontare la storia del Santo Padre: ci sembrava un’occasione importante per realizzare un contenuti televisivo con una chiara intenzione di rivenderlo poi a livello internazionale. Il film è stato infatti venduto a 40 Paesi e acquistato da Netflix per tutto il mondo. Ed ecco dunque che dopo il film su papa Francesco uscito nelle sale un anno fa, la prossima settimana sarà trasmessa la nostra miniserie – evento con cui vogliamo regalare al nostro pubblico la possibilità di vedere e appassionarsi a questa straordinaria figura”.
Altrettanto orgoglioso si è detto Giancarlo Scheri, che ha voluto sottolineare la “grandissima qualità artistica del prodotto. Non si tratta della prima operazione che facciamo in questa direzione, sicuramente proseguiremo in questo filone”.
Che dietro questa produzione ci sia stato un lavoro immane e tutt’altro che semplice lo conferma lo stesso Pietro Valsecchi, non certo nuovo a simili produzioni: “Siamo stati incoscienti e coraggiosi al tempo stesso alzando in questo modo l’asticella. Ma fare qualcosa sul papa, dopo quel suo “Buonasera” alla gente dopo la sua elezione, è stato naturale. Mi sono appassionato subito del progetto e ho incominciato a cercare con Daniele (Luchetti, ndr) informazioni sul papa in Argentina. Siamo stati sul campo parecchio tempo”. Sembrava fosse destino, per Valsecchi e Luchetti, fare questa miniserie.
E infatti, racconta lo stesso produttore, mentre erano nella terra di Bergoglio, “incontriamo un sacerdote, inizialmente piuttosto restio verso di noi. Il poveretto era stato picchiato alcuni giorni prima. All’improvviso gli squilla il cellulare e lui si allontana. Una volta terminata la telefonata torna da noi e il suo atteggiamento era completamente diverso. La chiamata che aveva ricevuto era quella di papa Francesco che voleva sincerarsi delle sue condizioni. Io e Daniele ci siamo subito interrogati: gli avrà detto di noi? Che c’erano lì due italiani che volevano fare un film su di lui? Beh, il film è stato realizzato ed è già anche stato presentato e proiettato in Sala Nervi, a Roma, alla presenza di ben 7 mila persone”.
Che lui, come già altri due miscredenti (Paolo Sorrentino con The Young Pope e Nanni Moretti con Habemus Papam) abbia realizzato un film sul Pontefice gli sembra ancora strano.
Così Luchetti: “E’ la mia prima volta in tv e su un programma di questo genere; abbiamo cercato di essere originali, senza rientrare nel cliché e negli standard degli altri. Francesco, il papa della gente nasce da un’inchiesta sul campo; non ero in effetti convintissimo di trovare sulla strada il materiale che mi serviva, e invece… le testimonianze sul Pontefice sono state tantissime. Un signore ci si è avvicinato e ci ha mostrato una foto con due bambini piccoli: ha detto che erano lui e Bergoglio. Si capiva già da bambino che sarebbe diventato papa, ci racconta, perché durante la ricreazione aiutata sempre tutti. Era un suo amico di prima elementare… che poi però si è trasferito e non lo ha più incontrato”. Obiettivo di Luchetti era di “non fare il santino, quindi mi dono messo sulle tracce di un uomo che fa un mestiere, quello del prete, e ho cercato di raccontare come mai oggi sia così e quali infermi abbia passato. Perché, ci ha raccontato una sua collaboratrice, il papa ha ripreso a sorridere dopo la sua elezione, prima non sorrideva mai. Perché era così prima e è così diverso ora? A questa domanda abbiamo cercato di dare risposta. Non solo attraverso le testimonianze degli altri, ma anche fidandomi della mia sensibilità personale”. E un grande orgoglio è stato espresso anche da Berlusconi jr. che spiega la produzione della miniserie come una scelta del gruppo di fare un film e una fiction su un grande uomo come Bergoglio; un prodotto che non fosse però ruffiano, come sarebbe stato anche più semplice fare, ma il racconto vero della storia di questo grande uomo”.
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Nonostante la proiezione in Sala Nervi, segno dell’approvazione implicita del papa, e l’udienza privata in Vaticano, né Valsecchi né Luchetti hanno ricevuto la telefonata del Santo Padre. Che sgradita non risulterebbe affatto. Anzi: “dopo questo lavoro ho imparato a credere di più nella gente che crede”, ha sorriso il regista, che parla della chiesa come di un luogo “non solo di folclore e di scandali, ma anche di tanto bene e lavoro che non viene raccontato; “Sono certo che papa Francesco abbia apprezzato la nostra produzione”, sottolinea Valsecchi, “perché l’averci proposto la Sala Nervi per la proiezione equivale al gesto di papa Wojtila che sapeva che avevo fatto un film su di lui, ma non mi disse mai nulla. Diedi allora il dvd con il film al suo camerlengo. Per alcuni giorni silenzio assoluto. Poi, il 23 dicembre, mi arrivò una telefonata in cui l’aiutante del papa mi informava che Giovanni Paolo II non aveva in lettore dvd, bensì la vhs (le vecchie cassette). Naturalmente gliela mandai subito. E se prima nessuno voleva comparire nei titoli di coda, dopo alcuni giorni dalla consegna della cassetta con il film tutti cambiarono idea: era il segno inequivocabile che il papa aveva gradito quel film su di lui”.