Lo speciale è andato in onda il 24 agosto in prima serata.
Pappano ha sempre affermato di aspirare da tempo ad avere la direzione di un’orchestra italiana, di poter disporre del suono italiano, ricco di colori e vibrazioni: ma al pubblico di Roma è sempre sembrato che quel suono ineguagliabile fosse, più che italiano, un suono suo, creato dalla sua bacchetta, e paventa il momento in cui il Maestro lascerà S.Cecilia.
Nel documentario egli ha raccontato dei grandi interpreti che ha guidato nei concerti ceciliani, delle favolose tuornées all’estero sempre applaudito e pluripremiato, con tanti prevedibili aneddoti e sempre godendo – coi sui amici – delle bellezze di Roma, fra cui mette volentieri la cucina romana. Musicalmente, ha sempre rispettato il repertorio cui istituzionalmente l’Accademia di S.Cecilia si attiene, ossia il repertorio sinfonico e cameristico: ma qualche rara incursione nel repertorio lirico – sia pur presentato in forma di concerto – il M°Pappano se la è concessa: ed il documentario lo ha seguito proprio in tale settore.
Il Maestro Antonio Pappano
Perciò nello stesso giorno, a seguire alle 22,05, Rai5 ha trasmesso anche il “Fidelio”, l’unica opera lirica completa di Ludwig van Beethoven, che il direttore Pappano ha interpretato, in forma di concerto nell’ottobre 2016, inaugurando la stagione sinfonica 2016-17 dell’Accademia, nella Sala S.Cecilia del Parco della Musica. Presentando l’opera beethoveniana, il M°Pappamo ebbe a dire: “Ultimamente nei teatri “Fidelio”si esegue non po’ meno, dato che esso necessita di un cast ottimo e di molte prove, mentre per il regista che lavora sulla scena è una vera pena, essendo l’opera notoriamente ben poco spettacolare”.
“Fidelio” è l’unica opera lirica pervenutaci di Beethoven, che pur tanto desiderava cimentarvisi: la sua creazione e diffusione furono tormentatissime, le rappresentazioni avvennero a Vienna nel 1905, nel 1906, ed infine nel 1814 con sostanziali ritocchi, e ben quattro furono le ouvertures, tutte intitolate “Leonora” (l’ultima, imponente, viene eseguita in genere prima del II atto).
Tema ne è il coraggio di Leonora, moglie del liberale Florestano, incarcerato presso Siviglia dal despota don Pizarro. Ella – travestita da uomo e col nome di Fidelio – penetra nella prigione, riesce a farsi amico il custode Rocco, e ad arrivare fino alle segrete, riconoscendo il marito in fin di vita, per le razioni di vitto ridotte al minimo.
Ancora il Maestro Antonio Pappano
Accadono anche paradossi: la figlia del custode Marzelline si innamora di Fidelio, non immaginando che egli è in realtà una donna. Si annunzia poi l’arrivo del Ministro del Regno per il controllo del carcere, ed il cinico don Pizarro, che odia personalmente Florestano, dà a Rocco l’ordine di dare la morte al prigioniero: questi rifiuta, e Don Pizarro – prima di ucciderlo di sua mano – impone al carceriere di scavare la fossa.
Giunge intanto il Ministro Don Fernando: e sul momento Fidelio getta la maschera lasciando tutti immobili per la sorpresa, e gridando di essere la moglie del prigioniero ingiustamente incarcerato, ne ottiene la liberazione, mentre il Coro esalta la fedeltà coniugale e l’amore puro. Un amore che il grande Maestro non visse mai: ma l’opera è tuttavia il trionfo delle idee illuministiche di giustizia, che Beethoven sentiva sue.
Antonio Pappano aggiunse anche: “I sentimenti che Beethoven mette in campo sono fortissimi, hanno bisogno o della luce altissima o dell’ombra, del buio. “Fidelio” evolve drammaturgicamente e musicalmente, fino a che tutto diventa cristallino, fino alla fede pura. Questo travaglio interiore è il contrario della spettacolarità e nel “Fidelio” c’è ben poco da mettere in scena, esso è un ‘cimitero’ per il regista”.
Anche il parlato nell’opera (che è un Singspiel) pian piano si riduce e rimane solo il canto, che arriva alla purezza assoluta”. Ma da par suo, Pappano esalta anche le voci: il baritono Julian Kim (don Fernando), il baritono viennese Sebastian Holecek (don Pizarro), il tenore neozelandese Simon O’Neill (Florestano), il soprano statunitense Rachel Willis-Sorensen (Leonora), il basso Günter Groissböck (Rocco), il soprano Amanda Forsythe (Marzelline).
La regìa è di Carlo Gallucci