{module Google ads}
La puntata d’esordio della serie Il paradiso delle signore è andata in onda martedì 8 dicembre su Rai1 in prima serata. Ed ha colpito subito per la approssimata “artigianalità” con cui è stata realizzata. Abbiamo seguito una storia che evocava le atmosfere di Velvet, altro feuilleton, questa volta di origine spagnola, di cui Rai1 ha trasmesso già due stagioni. Protagonista il mondo della moda e tutto il contorno che ruota intorno al grande magazzino che dà il titolo alla fiction.
Tutto parte dal trasferimento a Milano di Teresa (Giusy Buscemi) una ragazza del Sud che fugge da una precaria situazione familiare e sentimentale. È il pretesto, secondo gli sceneggiatori, per raccontare l’Italia di metà anni Cinquanta separata tra il Nord già industrializzato e il Meridione ancora basato su un’economia agricola. Obiettivo fallito, almeno per quanto osservato nella prima puntata. Di aspirazioni sociali e storiche se ne sono viste poche, anzi nessuna. Di Milano, dove pure le riprese si sono svolte per una settimana, si è captata solo una veduta dall’alto.
Tutto si è svolto in interni ricostruiti in economia che non hanno reso un buon servigio alla credibilità della fiction, o meglio della telenovela: perchè a tanto è stata ridotta la storia. Per di più l’ambientazione dell’epoca è abbastanza superficiale, sottolineata solo da poche musiche e da limitati elementi identificativi.
Giusy Buscemi, la protagonista, paga lo scotto dell’inesperienza e di una recitazione approssimativa anche nella dizione. Una ex Miss Italia che avvolge con la sua bellezza e sconvolge con le sue battute. Una piccola attrice che ha ancora un lungo percorso di crescita da compiere, visto che quasi tutte le reginette di bellezza hanno la pretesa di recitare.
Stride già il confronto con una più credibile Christiane Filangieri (la signorina Mantovani) proveniente dallo stesso background. Il divario si allarga ancora al confronto con Giuseppe Zeno (il proprietario del grande magazzino) che offre una prestazione decorosa. E diventa insanabile dinanzi ad una Valeria Fabrizi nel ruolo della ricca ed esigente contessa.
Il mondo della moda è solo un pretesto per raccontare la solita storia della ragazza vittima di un padre padrone e di tradizioni familiari obsolete che alla fine trova una “buona sistemazione”. È ancora meno presente che in Velvet, dove almeno l’atelier si nutriva di nuove idee e di passerelle eleganti.
mi permetto di dirle che lei sarà anche una famosa critica ma di questa fiction….non ha capito niente e della Buscemi ancora meno…..per non parlare poi di Giuseppe Zeno e degli altri….non ci siamo proprio distintamente la saluto bruna colombo