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La “puffetta” Cristina parteciperà all’ultima serata del Festival di Sanremo 2016 e, ovviamente, presenterà un mix delle sue canzoni, che, ne siamo sicuri, sarà un momento coinvolgente.
Alla conferenza stampa a lei dedicata all’interno di Sanremo 2016, ha ammesso di essere emozionata. “Emozionata? Di più. Felicissima e particolarmente emozionata. Stare sul palco di Sanremo è un traguardo molto importante, per una che canta sigle di cartoni animati. Quando sono stata chiamata a Sanremo non ci credevo. Quando ho iniziato a cantare le sigle ero una bambina. Da allora sono cresciuta ed ho ormai un pubblico variegato, un pubblico infinito. Sono arrivata a Sanremo con una petizione di 200.000, 300.000 persone che mi hanno voluta a tutti i costi. Devo ringraziare anche Carlo Conti che ancora non ho incontrato e conosciuto e che ha creduto in questa bellissima situazione”.
Abbiamo scoperto che oltre ad essere una cantante di sigle televisive, è anche una rock star. “Faccio sempre concerti e la gente si diverte per davvero. E’ una felicità quando vedo cantare in coro Kiss me Licia, Il valzer del moscerino. Le sigle dei cartoni animati piacciono a tutti, anche chi non le conosce”.
Cristina D’Avena è una donna che ha sempre creduto in quello che ha fatto. “I miei successi li dedico al mio pubblico. Mi sento un po’ strana. Prima le sigle dei cartoni animati erano un po’ snobbate, oggi è diverso. La sigla è sempre una canzone, fatta di sensazioni umili, semplici, tutto è più tenero”.
Quando le chiedono cosa ne ha pensato sulla canzone Goldrake, eseguita dai Dear Jeck, ha detto “Bellissima interpretazione”. Ha sempre seguito il Festival, fin da quando era ragazzina e i ricordi sono tanti. “Mi piacciono Nek, Arisa, ricordo una giovanissima Gigliola Cinquetti, Domenico Modugno che cantava Volare, Marco Mengoni. Sanremo è proprio il Festival della canzone italiana”.
Non le dispiacerebbe gareggiare al Festival, “Se mi arrivasse un bel pezzo, perché no?Ma vorrei rimanere sempre Cristina D’Avena, un brano che rispecchiasse la mia personalità”.
E’ rimasta un’eterna bambina, ma per lei non è una cosa negativa. “Essere rimasta bambina non vuol dire essere infantile, vuol dire affrontare la vita con ingenuità. Non bisogna mai vergognarsi di emozionarsi. E’ bello far rimanere nella persona un piccolo sogno infantile. Mi rendo conto che oggi i bambini sono cambiati, sono più svegli e si sono evoluti; è cambiato il mondo, la società. Io mi sono adeguata, ma dentro di me ci sarà sempre quella bambina che conoscete”.