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Che nostalgia!!! E ancora se ne parla, nonostante sia trascorso mezzo secolo. Un programma tale, nei nuovi palinsesti radiofonici non starebbe male. Chiediamo a Carlo Conti, novello direttore artistico di Radio Rai, di prendere in considerazione la nostra proposta. Lui che di Radio è un grande esperto, conosce benissimo il valore del programma e l’importanza che ha avuto nel futuro della radiofonia.
Gran varietà nacque nell’Italia degli Anni ’60, dei transistor, del boom economico, delle vacanze: si ballavano il “geghegè” di Rita Pavone e il “twist” di Edoardo Vianello, i ragazzi erano beat e i 4 Beatles erano stati nominati “baronetti” dalla regina Elisabetta in Inghilterra.
Proprio dal 1966, in Italia, ci fu per la radio una massiccia immissione di spettacoli nelle ore di massimo ascolto, in particolare sul Secondo Programma (l’attuale Radio2), per il suo carattere leggero e brioso. Spettacoli che puntavano sul divertimento, i cui ingredienti erano la musica, interventi comici, scenette diverse, che il pubblico in passato aveva dimostrato di gradire. A casa o fuori, con il transistor o con l’autoradio – eravamo per l’esattezza nel luglio 1966 – l’ascolto radiofonico della domenica mattina andava toccando punte sempre più alte: era naturale che uno dei programmi di maggiore impegno approntati per la radio per i mesi estivi nel settore del varietà venisse appunto collocato in questa giornata propizia alle gite, al riposo, allo svago in genere.
Ecco che nasceva, nella mitica “Sala A” di Via Asiago in Roma (come diceva l’annunciatrice) Gran Varietà (una pietra miliare nella storia della radiofonia nazionale Rai, che andò avanti, tranne un anno di pausa nel 1977, dal 3 luglio 1966 all’8 luglio 1979, superando le 600 puntate, un vero record, con 42 serie all’attivo), il nuovo spettacolo presentato da un giovanissimo Johnny Dorelli, che s’inquadrava in un ridimensionamento dei programmi radiofonici per quell’estate più vivace del solito.
Con questo radio-show ci fu l’idea di sfruttare la diffusione di massa delle radio portatili: si evitava la concorrenza dei varietà televisivi serali e si accompagnavano le famiglie nelle gite domenicali. Johnny Dorelli, come anticipato, fu il primo presentatore della trasmissione ed esattamente dopo 52 settimane cedeva il posto, il 4 luglio 1967, a Raimondo Vianello, per poi ritornare in altre edizioni seguenti. Vari furono successivamente i presentatori: Walter Chiari, Raffaella Carrà, Paolo Villaggio, Lando Buzzanca, Domenico Modugno, fino all’ultimo, Gino Bramieri, che presentò le ultime due serie.
Gran Varietà poteva contare su un cast fisso di prim’ordine (rinnovato ogni trimestre e poi dal luglio 1972 ogni quadrimestre), che rivelava da sé l’impegno e le ambizioni della nuova rivista radiofonica, una concorrenza per qualsiasi varietà televisivo, da cui non aveva nulla da invidiare. Antonio Amurri e Maurizio Jurgens, già collaudati autori di tanti varietà tv e programmi radiofonici, ne furono, per l’appunto, gli autori, le musiche originali erano di Marcello De Martino,con gli stacchetti divertenti cantati dai 4+4 di Nora Orlandi e la regia era affidata a Federico Sanguigni, che diresse quasi tutte le serie, tranne le ultime due. Ricordate la prima serie di Gran Varietà su che cast poteva contare per 13 settimane? Eccolo: Rina Morelli, Mina, Walter Chiari, Alberto Lupo e Paolo Panelli (così come riportato dal RadiocorriereTv dell’epoca). E la prima sigla del varietà che si sarebbe rivelata un successo? Sono come tu mi vuoi cantata da Mina, presente nel cast, firmata da Amurri e Canfora.
A Gran Varietà sono passati tutti gli attori e le attrici più famose, i cantanti nazionali ed internazionali. Vogliamo ricordare qui di seguito attori e attrici che hanno dato vita a sketch e scenette più divertenti: Paolo Panelli (il Tassinaro e Menelao Strarompi), Bice Valori (Cesira la portiera e poi nelle vesti di Firmina Calì), Enrico Montesano (Dudù il gagà e la Romantica donna inglese), Alberto Sordi (con il suo famosissimo personaggio di Mario Pio e poi del Conte Claro), Amedeo Nazzari (Amedeus ex machina), Gino Cervi (con un suo originale Cyrano), Ugo Tognazzi ( con la sua rubrica di cucina Tre Ugo Tre Ugo), Gigi Proietti (con il suo tormentone “Ciao invidiossi”), Paolo Stoppa e Rina Morelli (indubbiamente con la rubrica più conosciuta e azzeccatissima, cucita addosso a loro dall’autore Maurizio Jurgens, Eleuterio e “Sempre Tua”), Aroldo Tieri e Giuliana Lojodice (i divertenti battibecchi tra moglie e marito di Leonidaed Esmeralda e poi Il DivinoCreaturo, interpretato da Tieri alle prese con una donna diversa, ogni volta interpretata dalla Lojodice), Romolo Valli (il “maleducatore”), Gianrico Tedeschi (il “Conversevole della Domenica”), Lando Buzzanca (il “pecoraro dell’Apiro” e “Buzzango, molto sexy e mano alfianco”), Monica Vitti (Rosalia, la portinaia della guardiola perennemente sfortunata in amore), Gino Bramieri con le sue gustose barzellette.
Nel settembre del 1975, l’autore Maurizio Jurgens scomparve prematuramente e Gran Varietà continuò il suo percorso con le firme di Antonio Amurri e Dino Verde. La morte di Jurgens segnò indubbiamente la fine dell’epoca d’oro della trasmissione, anche se questa durò fino al 1979.
Questo articolo, che sicuramente farà compiere un salto nel passato a tanti cinquantenni-sessantenni con nostalgia per quei bei tempi, lo vogliamo dedicare alla memoria di Amurri, Jurgens e Verde, tre autori grandi, bravissimi, come oggi non ce ne sono più, che hanno contribuito con i loro sketch, le loro scenette a far crescere gli indici di ascolto non solo di Gran Varietà con quasi 8 milioni di radioascoltatori, ma della radio intera, perché il pubblico l’ha riscoperta come ai vecchi tempi, quando non c’era la tv.
Oggi un programma del genere, con quei fasti raggiunti, nei nuovi palinsesti radiofonici sarebbe davvero auspicabile. Dal nostro sito lanciamo l’appello sia a Carlo Conti che al direttore di Radio 2 Paola Marchesini. Verrà preso in considerazione, visto che si punta al rinnovamento? D’accordo: Gran Varietà fa parte di un passato, forse non troppo lontano, ma sarebbe bello reinventare un programma del genere, riveduto e concepito per questi tempi. Un Gran varietà 2.0 gradito da un pubblico che ancora ama questo genere.
Gentile Direttore, mi complimento per la sua meravigliosa proposta lanciata a Carlo Conti.
Da anni mi attivo per rilanciare in tutti i canali possibili dello spettacolo l’idea sempre giovane del “W il Varietà! “, e per questo motivo ho diretto per diversi anni anche un Festival dedicato al Grande Impresario Don Giuseppe Jovinelli. Mi auguro che qualcosa succeda, nel frattempo sarei felice di scambiare con Lei qualche appassionata chiacchierata nel segno del ” Varietà “…non si sa mai da cosa nasce cosa…
Cordialmente, Maurizio Merolla